Arsenico nell’aria oltre la soglia. Scusate, ma non è successo niente. Tanto rumore per nulla. Un falso allarme. A sollevare il caso è stato l’ex sindaco di Priolo Rizza; in un video fai da te, ha denunciato la presenza oltre la soglia del veleno riportando i dati rilevate a suo dire dal report annuale sulla qualità dell’aria dall’Arpa per il 2018. Orbene. Ben fatto, anche se di primo acchito tutto appare una cosa poco chiara; la conoscenza dei dati sensibili arriva con un forte ritardo e appare inquietante, specie con i valori alti di arsenico rilevati dalla centralina situata al Polivalente di Priolo, cioè, in un centro abitato a due passi da Priolo e per giunta diffusi non dagli ambienti istituzionali, ma da un ex sindaco. Ancor più grave, quando si scopre che di quell’arsenico presente nell’aria non si conosce la provenienza certa e si va tastoni, come per la raccolta delle patate; e questo dopo 70anni dalla presenza delle industrie. Intanto, si registra da parte di tanti cittadini la ripresa copiosa della fuoriuscita di fumo nero dalle ciminiere e dalle fiaccole e dei forti miasmi nell’aria a iosa, specie nelle giornate di caldo afoso.
La presa di posizione del sindaco di Priolo Pippo Gianni, appare fuori tempo massino; un tavolo tecnico sul tema che non ha risolto il mistero con l’esito che non c’è nessun rischio per la salute della popolazione residente esposta al pericolo.
Grave che l’indagine dell’Asp arriva dopo il rischio scampato; se l’elevata concentrazione di arsenico diffusa nell’atmosfera avesse avuto effetti dannosi per la vita, questi sarebbero stati immediati, interpreta l’Asp, e così per fortuna non è stato; dire solo ora questo, significa ammettere che nel sistema ci sono delle paurose falle istituzionali. Il pericolo inquinamento e di altri rischiosi incendi, compreso l’eventuale scoppio, non è finito. Infatti, la puzza nauseabonda che ammorba l’aria nei comuni del territorio del petrolchimico siracusano, non smette mai di creare disagi ai residenti; a giro, secondo come spira il vento, l’aria puzzolente colpisce i cittadini fin dentro le loro case. Le campagne rimangono abbandonate e le discariche della zona in balia della fortuna. I bordi delle strade sono coperti dall’erba secca; i residenti della zona lamentano come buona parte degli sfalci di risulta, rimangono sui bordi delle strade, autostrada compresa, a seccare pronti a diventare un innesco per i prossimi incendi. Nelle vicinanze dei parchi serbatori di benzina, gasolio, gas e altro delle raffinerie, l’erba secca rimane lì a fare bella mostra, con il pericolo costante e sempre attivo.
Si lamenta da parte dei cittadini delle zone Bagali-Sabbuci-Baratti, che per la questione dei cani randagi c’è stata la convocazione da parte della prefettura delle associazioni di categoria, mentre per gli incendi e i pericoli derivanti dall’inquinamento selvaggio, le associazioni ambientaliste sono state ignorate.
Sulle contaminazioni nell’area industriale siracusana, è dimostrato che si tratta di inquinamento selvaggio e tutto si svolge in un quadrato complesso con una rilevante serie di criticità. E la domanda rimane: Come mai la politica siracusana a tutti i livelli scopre questa cruda realtà solo oggi? E questo anche alla presenza di tante inchieste sull’inquinamento da parte della magistratura siracusana ancora aperte. Specie nell’area del depuratore consortile gestito dall’Ias è stata accertata la presenza di tante criticità, di fatto, è il pozzo nero delle industrie che producono veleni; certezze da sempre sotto gli occhi “chiusi” di tutti. Di sicuro da parte di chi era ed è in atto responsabile della salute pubblica, come i sindaci e le istituzioni delegati al controllo che solo ora snocciolano dati e cifre e lanciano strali sol per mera sporca politica. Conoscono da sempre che insiste l’inquinamento selvaggio ma nulla, o quasi, è stato fatto, se non solo per mera strumentalizzazione e demagogia; ci troviamo, comunque, di fronte a delle pesanti e gravi inadempienze diffuse. E il futuro si presenta ancor più grave per le pericolose alleanze tra la politica e i padroni delle industrie, vedi il caso del divieto di protestare democraticamente da parte dei lavoratori davanti alle fabbriche contro la prepotenza degli industriali senza scrupoli, con i dollari al posto del cuore.
Concetto Alota