I priolesi, tutti insieme, hanno voluto affiggere una targa per onorare il ricordo dell’onorevole Santi Nicita. Un gesto onorevole l’intitolazione della sala conferenze del Centro Polivalente di Priolo, l’ex Frazione di Siracusa, diventata Comune grazie soprattutto all’interessamento di Santi Nicita. La cerimonia si è tenuta nei giorni scorsi, alla presenza della moglie di Nicita, della figlia, del genero e dei nipoti. A scoprire la targa il Sindaco, il sindaco di Priolo Pippo Gianni, anche lui si può definire “priolese” perché come Nicita abitava nel comune industriale.
E se da un lato il senso del ricordo per uno degli uomini politici che ha dato tanto al territorio siracusano fa molto piacere, rimane l’amaro in bocca per un altro genio che rimane fuori dai ricordi che a Siracusa ha raggiunto la sua massima espressione politica con grande riguardo. L’amministrazione comunale siracusana doveva arrivare prima della decisione di Priolo per intitolare un luogo famoso, una sala, un centro culturale politico, invece si è saputo che alla domanda la risposta è stata che doveva essere la famiglia a farne richiesta. Riamane con certezza, tra i massimi uomini politici siciliani di tutti i tempi. Era un sostenitore degli interessi del territorio siracusano. Il padre della Legge su Ortigia, promotore della Legge regionale per la stabilizzazione dei precari alla Regione di tutta la Sicilia con una botta a favore migliaia di dipendenti. Promotore della realizzazione del depuratore consortile di Priolo gestito dall’Ias per eliminare gas, miasmi e veleni che colpivano la popolazione della zona industriale e tanto altro ancora; instancabilmente portava avanti iniziative per la valorizzazione del territorio siracusano per la rinascita economica e sociale.
Anche i siracusani, come i priolesi formarono, fin dall’inizio della sua carriera politica un cerchio di stima attorno a quell’uomo che aveva la politica nel sangue, oltre ad una mentalità puramente culturale, fondata su fattori quali lo sviluppo del territorio, le tradizioni politiche della Democrazia Cristiana, che rimangono memorie storiche.
Sono uomini da non dimenticare. D’attualità il suo pensiero politico-economico; aveva la forza della sintesi nei suoi interventi che puntavano al cuore dei problemi che per il territorio siracusano ne ha risolti davvero tanti. Operativo, risolutorio. Santi Nicita è per definizione nell’immaginario collettivo il galantuomo della politica siciliana; nato a Furci Siculo in Provincia di Messina il 4 agosto del 1929. La sua famiglia si trasferì nella Frazione di Siracusa a Priolo Gargallo, dove vive dall’infanzia.
La carriera politica di Santi Nicita inizia a diciannove anni. Partecipa alla campagna elettorale come attivista iscritto all’azione cattolica, all’associazione Scout e nella Dc. Laureato in scienze agrarie. Funzionario della Regione Sicilia. Consigliere comunale, e più volte assessore al comune di Siracusa. Nel 1971 viene eletto deputato all’Ars nella lista della Dc. Rieletto nel 1976, è nominato assessore allo sviluppo economico e poi più volte alla presidenza fino al 1979. Confermato nella IX legislatura, nel 1982 è nominato assessore al Bilancio della Regione Sicilia. Fu anche assessore alle Finanze e allo Sviluppo Economico. Così come al Bilancio. Presidente della II e della V Commissione.
Il 19 ottobre del 1983 Santi Nicita è eletto presidente del 39°governo della Sicilia, dove rimane in carica fino alle dimissioni del 21 marzo del 1984. Tra le sue attività legislative alla Regione Sicilia, spicca la promozione e l’approvazione all’Ars della “Legge Speciale per l’Isola di Ortigia”. Nel 1986 non si ricandida alla Regione, ma nel 1990 è il primo degli eletti nella lista Dc alla Provincia regionale di Siracusa, e aderisce alla corrente della “Sinistra Dc”. Nel 1991 ritorna all’Ars, ma stavolta nelle liste del Psdi come indipendente. Si dimette nel 1994, onorando gli impegni assunti per l’ospitalità ricevuta per far posto al primo dei non eletti. Conquista l’appellativo di galantuomo con l’onore della parola.
Santi Nicita lascia questo mondo il 4 gennaio del 2014 dopo una lunga malattia. Con lui scompare una delle figure di rilievo della storia politica e sociale della Sicilia e della terra siracusana. Alla sua morte il popolo democristiano e del partito democratico a più livelli attestò un forte riconoscimento di grande levatura politica, ma anche di lealtà e affidabilità.
Renzo Calabrò