Nella seduta del 30 marzo scorso, il Consiglio comunale di Augusta ha deliberato l’adozione preliminare del Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo (PUDM), al termine di un iter amministrativo in cui è mancato non solo il necessario esame da parte delle commissioni consiliari ma soprattutto il confronto con i cittadini e le associazioni. Il risultato è un Piano che, in aperto contrasto con la normativa di settore, rischia di aggravare il processo di privatizzazione delle coste megaresi che è già in atto, riducendo ulteriormente gli spazi dedicati alla libera fruizione e minacciando la conservazione di beni costieri di straordinaria valenza ambientale, paesaggistica e
storico–culturale.
La divisione in aree, zone e lotti contenuta nel PUDM ha, in particolare, omesso di individuare le porzioni di costa destinate alla libera fruizione e ad oggi concretamente accessibili dai cittadini (cd. quota spiaggia). Si è altresì mancato di definire, in violazione di quanto prescritto dall’art. 37 della L.R. 22 febbraio 2023 n. 2, le “aree dedicate alla fruizione sociale, gestite da enti pubblici o enti ed organismi senza finalità lucrative, che assicurino l’accesso a persone con disabilità e minori con prevalenza dell’utilizzo a scopi sociali ed educativi su quelli associativi o lucrativi”.
Il PUDM adottato dal Consiglio si limita infatti a sancire in maniera del tutto generica, e dunque aleatoria, che “una quota non inferiore al 50% dell’intero litorale di pertinenza demaniale è destinata alla libera fruizione”, senza però stabilire alcuna zonizzazione di dettaglio che precisi e delimiti, attraverso le norme tecniche e nelle tavole di previsione, le parti vincolate a tale destinazione d’uso per ciascuna area omogenea e zona territoriale. Inoltre, nel generico calcolo della percentuale da lasciare fruibile ai cittadini, il Piano sembra conteggiare anche le parti dichiarate inaccessibili perché soggette a dissesto idrogeologico. Pertanto, se si prende l’esempio del litorale
compreso tra l’area del Faro S. Croce e Cala Paradiso (in cui non rientra la zona militare di Punta Izzo né la struttura in concessione alla società Porto Xifonia Augusta s.r.l.), dei 6,7 chilometri di costa, di cui 2 km inaccessibili e circa 700 metri già concessi a privati, il Comune prevede di destinarne a future concessioni 3 km. Ciò significa che su 4,7 km almeno sulla carta accessibili, solo 1 km sarà lasciato alla fruizione pubblica, ossia appena il 21 % a fronte di un minimo legale del 50 %. Sulla esatta localizzazione dei 1000 metri riservati ai cittadini, il Piano nulla precisa, se non che la zona D3, ossia la spiaggetta del Granatello che misura meno di 150 metri, per la metà viene destinata a concessione per strutture balneari e sportive private (v. N.T.A., pag. 31).
Per quanto riguarda invece la destinazione d’uso impressa ad altre zone costiere, vanno segnalati numerosi profili d’incompatibilità delle previsioni del PUDM rispetto al regime vincolistico stabilito dal piano paesaggistico e dalle altre fonti normative regionali e comunitarie a protezione dell’ambiente. Basti pensare al tratto che va dal Canale al Golfo di Brucoli, dove il Piano, anche in
difformità dalle vigenti misure di conservazione della ZSC “Fondali di Brucoli – Agnone”, consente il rilascio di nuove concessioni a privati per le attività più disparate (pontili, parcheggi, stabilimenti balneari, attività commerciali etc.), anziché porre un freno al processo di privatizzazione e antropizzazione che rischia di stravolgere un sito già dichiarato di notevole interesse pubblico e d’importanza comunitaria, e oggi candidato, per iniziativa dello stesso Comune di Augusta, a diventare Area marina protetta.
È poi grave che il PUDM non contempli lo strumento della possibile revoca e del diniego di rinnovo della concessione per quelle zone che si volessero meglio tutelare o destinare ad altri scopi (per esempio diniego di rinnovo per un’area dove sono stati realizzati pontili d’ormeggio e che ora il Piano vuole assegnare alla libera fruizione per la balneazione e attività sociali). Altrettanto grave che non sia previsto il ricorso alla sdemanializzazione/smilitarizzazione di aree attualmente inaccessibili poiché in mano al demanio della Marina militare ma che non hanno alcuna reale funzione di difesa (vedi Punta Izzo e Punta Carcarella), essendo invece estremamente preziose per garantire l’accesso e la fruizione della risorsa mare per tutti i cittadini, specie se – come ci auguriamo – il sistema di depurazione dei reflui di Augusta sarà realizzato e il golfo Xifonio tornerà
balneabile. Come si ricorderà, la precedente amministrazione comunale, a seguito di una petizione popolare, aveva avanzato richiesta di smilitarizzazione di Punta Izzo.
Il quadro disegnato dal Piano adottato in Consiglio si fa ancora più fosco se si considera che, per effetto di un emendamento last minute presentato dal dirigente dell’ufficio urbanistica, anche le “domande in itinere” di concessione demaniale presenti sul portale della Regione “fanno parte integrante del PUDM del Comune di Augusta e lo conformano alle destinazioni d’uso”. Paradossalmente le destinazioni d’uso le stabilirebbero le domande di concessione presentate (benché non ancora definite né tantomeno accolte) piuttosto che lo strumento PUDM che deve pianificare nell’interesse generale e non dei singoli. Si tratta di un emendamento palesemente
illegittimo che sembra voler “resuscitare” il dettato dell’art. 3 della L.R. 17/2021 (“la coerenza con le previsioni del Piano di utilizzo del demanio marittimo di cui al comma 1 non è prevista per le istanze già protocollate alla data di entrata in vigore della presente legge”) che è già stato dichiarato incostituzionale dalla Consulta, con la sentenza n. 108 del 5 maggio 2022.
Una sentenza significativa avendo tra l’altro sancito che “Il Piano di utilizzo del demanio marittimo (PUDM) svolge un’essenziale funzione non solo di regolamentazione della concorrenza e della gestione economica del litorale marino, ma anche di tutela dell’ambiente e del paesaggio, garantendone tra l’altro la fruizione comune anche al di fuori degli stabilimenti balneari, attraverso la destinazione di una quota di spiaggia libera”. .
Per queste ragioni, le associazioni e i comitati riuniti nel coordinamento Salvare Augusta chiedono al Consiglio comunale di revocare in autotutela la delibera di adozione preliminare del PUDM, tenuto conto dei suoi gravi profili di illegittimità rispetto alla normativa di settore e al fine di scongiurare il pregiudizio arrecabile al prevalente interesse pubblico alla tutela ambientale e alla fruibilità pubblica e per scopi sociali del litorale megarese. Chiedono inoltre che il riesame e la rielaborazione del PUDM avvengano nel rispetto delle dichiarazioni di principio enunciate dall’amministrazione in occasione dell’avvio della redazione del Piano Urbanistico Generale
(P.U.G.) affinché esso sia davvero “frutto della partecipazione attiva e condivisione con i cittadini, atteso che una comunità deve essere partecipe e consapevole delle regole relative alla trasformazione dell’ambiente in cui vive, e che ogni cambiamento della struttura urbana operato senza una reale partecipazione, è destinato ad essere parzialmente disatteso, in quanto lontano dai bisogni dei cittadini”.
SALVARE AUGUSTA:
Legambiente Augusta
Natura Sicula Onlus
Punta Izzo Possibile
Piano Terra APS
Decontaminazione Sicilia
Comitato Stop Veleni