In corso nell’Aula di Montecitorio la settima votazione per eleggere il presidente della Repubblica, si va verso la settima fumata nera. Intanto si continua a cercare un’intesa.
E’ cominciato l’atteso vertice di maggioranza e si è anche appreso che il presidente del consiglio Mario Draghi ha avuto un colloquio di circa mezz’ora con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a margine del giuramento di Filippo Patroni Griffi a giudice della Corte Costituzionale. Si è avuta notizia anche di una telefonata fra Salvini e Draghi.
I senatori della maggioranza che sostiene il governo Draghi o non hanno risposto alla chiama o si sono astenuti.
“Consideriamo che non sia più serio continuare con i no e i veti incrociati e dire al presidente di ripensarci”.
Così il segretario della Lega Matteo Salvini in un ragionamento su Sergio Mattarella. “Una parte del Parlamento non vuole trovare un accordo, allora chiediamo a Mattarella di restare, e così la squadra resta così, Draghi resta a Palazzo Chigi”, spiega Salvini aggiungendo che “l’importante è che Mattarella non sia percepito come un ripiego”.
“In risposta all’indecorosa immagine che il Parlamento sta dando in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica, Fratelli d’Italia voterà Carlo Nordio. Manterremo il voto su Nordio finché le altre forze politiche non convergeranno su questa scelta o finché non dovesse emergere una alternativa migliore. Fratelli d’Italia non ha i numeri per essere determinante in questo importante passaggio politico, ma abbiamo le idee molto chiare: vogliamo arrivare a una soluzione nel minor tempo possibile. E’ quanto si legge in una nota di Fdi. “Salvini propone di andare tutti a pregare Mattarella di fare un altro mandato da Presidente della Repubblica. Non voglio crederci”. Così Giorgia Meloni su twitter.
Disponibili a sostenere oggi Pier Ferdinando Casini per il Quirinale: è quanto è emerso al termine di una riunione notturna alla quale hanno partecipato il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, Lorenzo Cesa dell’Udc, Maurizio Lupi per Noi per l’Italia e Giovanni Toti e Paolo Romani per Coraggio Italia. Un vertice importante perché, dopo lo strappo tra Forza Italia e il resto del centrodestra, sancisce la nascita di un nuovo gruppo di grandi elettori che porteranno avanti trattative autonome. “Il mio nome può essere sul tavolo solo se rappresenta un momento di unità e di convergenza. L’Italia viene prima delle nostre ambizioni personali”, ha risposto Pier Ferdinando Casini ad un cronista dell’ANSA che lo ha intercettato.
“Oggi si riparte con un elemento in più: il centrodestra si è formalmente spaccato. Politicamente è un punto essenziale”. Lo ha detto il segretario Pd Enrico Letta all’assemblea con i grandi elettori alla Camera. “Si è ragionato di vari nomi, tanti, dal nome di Draghi, a Mattarella, la Cartabia, la Severino, la Belloni e gli altri come Amato e Casini. Attorno a tutti questi nomi si è cominciato a discutere. Poi ciascuno ha fatto delle verifiche a casa sua”, ha detto Letta. “L’intero sistema politico-istituzionale si regge attorno al Capo dello Stato e al capo del Governo, che sono sopra la mischia”, ha aggiunto Letta. “Quel fragilissimo equilibrio retto attorno a due personalità straordinarie può essere modificato solo se c’è una intesa complessiva che tiene e, affinché ci sia, c’è bisogno della nostra logica del né vincitori né vinti. Questa logica per adesso ispira noi, ma non tutti gli altri”. “Altrimenti, il Parlamento ha una sua saggezza e mi sembra che si stia esprimendo. Assecondare questa saggezza è anche questa democrazia”. “È durissima. Fortuna che c’è il Pd. Fortuna che c’è l’unità del Pd”, ha aggiunto Letta fra gli applausi.
Ieri nuova fumata nera. Sono stati 336 i voti per Sergio Mattarella. Nella quinta la candidatura Presidente del Senato Elisabetta Casellati aveva ottenuto 382 voti.