Si divide in due tronconi l’inchiesta coordinata dalla Dda di Catania con delega delle indagini alla guardia di finanza che ha portato all’arresto dei fratelli Nino e Salvatore Leonardi, padroni della discarica gestita dalla Sicula Trasporti. La porzione in cui insiste la parte collegata alla mafia rimane sotto la direzione della Dda di Catania, invece i fascicoli che interessano la parte che riguarda l’inquinamento e l’eventuale possibile connubio di rappresentanti delle istituzioni e uomini della politica per i nulla osta e i permessi che hanno consentiti di allargare la mega discarica di Lentini, compresa la nascita delle altre discariche e impianti di trattamento e compostaggio nel territorio siracusano, come nel comune di Melilli, tra le tante, la Sicula Compost di proprietà della famiglia Leonardi, saranno riversarti nella competenza della Procura di Siracusa, con delega al pm Tommaso Pagano.
Infatti, gli inquirenti subito dopo il blitz avrebbero acquisito una montagna di nuovi interessanti documenti per i sospetti connubi che secondo le indiscrezioni sarebbero considerati da inquirenti e investigatori di notevole interesse, per il possibile coinvolgimento di tanti altri personaggi di spicco. Occhi puntati su uomini della politica, amministratori pubblici, in special modo su istituti bancari per il sospetto del riciclaggio di soldi e società compiacenti che con l’emissione della falsa fatturazione avrebbero permesso per anni la regolarità sulla carta dello smaltimento illegale dei rifiuti e del percolato per milioni di euro. Inquirenti e investigatori cercano a vasto raggio i vari passaggi dei soldi contanti e di completare la lista dei nominativi a libro paga della famiglia Leonardi a partire dagli anni passati e fino ad oggi. Coinvolti nell’inchiesta anche un dirigente dell’Arpa e un dipendente del Libero consorzio. I due (ma non sarebbero i soli) sono accusati di essere stati a libro paga dei Leonardi in cambio di mazzette per chiudere gli occhi su ciò che accadeva all’interno della discarica e, quando necessario, a rivelare in anticipo il giorno in cui sarebbero stati effettuati i controlli. I Leonardi hanno accumulato montagne soldi, al punto da doverli nasconderli anche sotto terra. Un milione di euro è stato rintracciato seppellito all’interno di contenitori utili a preservare l’integrità delle banconote. Circa centodieci milioni di euro, invece, è il valore dei beni sequestrati su disposizione del gip del tribunale di Catania.
“I rifiuti non venivano trattati come ci si sarebbe dovuto attendere, i danni ambientali sono elevati”, ha commentato il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro. “La gestione della discarica, dell’impianto Tmb e di compostaggio, da parte della famiglia Leonardi era orientata all’esclusivo perseguimento di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i Comuni pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter più adempiere alle prescrizioni fissate dalle stesse autorizzazioni amministrative”, è l’accusa dell’ufficio inquirente etneo. “La consistente mole indiziaria – continua la procura – portare alla luce un perdurante e sistematico illecito smaltimento dei rifiuti solidi urbani provenienti da oltre 200 Comuni siciliani convenzionati con la Sicula Trasporti. “Un enorme quantitativo di rifiuti – sostiene la Procura distrettuale di Catania – strutturalmente non più gestibile secondo le prescrizioni di legge e che finiva in discarica senza subire alcun trattamento preliminare, che è essenziale per favorire l’individuazione dei materiali non ammissibili in discarica o dei rifiuti da destinare a operazioni di recupero”.
Che la lente degli inquirenti si fosse messa a fuoco nell’area di contrada Grotte San Giorgio di Lentini non è una novità. A settembre dell’anno scorso, militari della guardia di finanza e agenti della Dia, su mandato della prefettura, avevano fatto accesso all’impianto portando via documenti. Dagli approfondimenti investigativi sono emerse gravi inadempienze anche per quanto riguarda la gestione dell’impianto di compostaggio di proprietà dei Leonardi: stando alla ricostruzione degli inquirenti, parte dell’umido conferito da oltre duecento Comuni finiva direttamente in discarica. Lì dove sono stati trovati anche frigoriferi interi contenenti ancora poliuretano, rifiuti sanitari e pneumatici. Poco distante da dove gli imprenditori vorrebbero realizzare il primo inceneritoredell’isola destinato ai rifiuti urbani; un progetto che già nei mesi scorsi è stato criticato da più parti e che attualmente è fermo in commissione Via-Vas alla Regione.
Nel territorio di Melilli, occhi puntati anche sullo scempio di sradicare gli alberi secolari di ulivi per far posto agli impianti fotovoltaici e a quelli di compostaggio. E questo sta avvenendo con la stessa logica e conseguenze delle discariche che come funghi hanno invaso il territorio dei comuni di Augusta, Melilli e Priolo. Oltre alle vecchie discariche, la zona si sta riempiendo d’impianti di compostaggio, che per certi aspetti sono ancor più invasivi delle discariche statiche, mentre la lavorazione dei rifiuti trasformati in concime e altro sono dinamiche giorno dopo giorno, con l’aumento imponente di puzza e miasmi. Tutto questo ha fatto deprezzare il valore dei terreni attorno alle discariche e agli impianti di compostaggio al valore che oscilla dai cinquanta centesimi a due euro massimo al metro quadrato. Molti proprietari hanno già svenduto la terra, anche se non sono mancate speculazioni anche da parte di uomini della politica.
Il territorio industriale siracusano sotto accusa. Discariche e smaltimento dei rifiuti e i dintorni con i possibili affari che ne scaturiscono, sarebbero sotto l’effetto del condizionamento e dell’infiltrazione mafiosa, ma si scopre che sono anche sotto l’ombrello protettivo di uomini delle istituzioni corrotti. E questo si allarga anche agli appalti e sullo smaltimento dei rifiuti e del percolato, sia nel settore urbano sia industriale. Colletti bianchi e consulenti sono finiti sotto processo, unitamente ad elementi sospettati di far parte di sodalizi mafiosi, tutti accomunati da un unico obiettivo: quello dell’interesse di gruppo e personale.
Il primo sinistro segnale a seguito d’indagini lunghi e laboriosi il processo si è formalizzato davanti alla prima sezione penale del tribunale di Catania con diciassette imputati, coinvolti a vario titolo nell’inchiesta denominata “Piramidi”, portata a termine dai carabinieri con il coordinamento della Dda di Catania che ipotizza un traffico d’influenze legato alla discarica di rifiuti Cisma Ambiente di contrada Bagali a Melilli.
Il territorio industriale siracusano è finito sotto la lente d’ingrandimento con il sospetto dell’infiltrazione e del metodo mafioso, oltre alla conseguente corruzione e del possibile vincolo associativo. Lo smaltimento illegale dei rifiuti, permessi, decreti per le nuove discariche e per gli impianti di compostaggio sono finiti sotto l’attenzione delle istituzioni Antimafia dello Stato a più livelli. L’audizione degli addetti ai lavori, testimoni, politici, amministratori, dirigenti, attivisti e altri possibili persone informate dei fatti, così come tante impegnati nei comitati e nelle associazioni ambientaliste, uomini delle forze dell’ordine e altri ancora, convocati dalla Commissione d’indagine per accertare la presenza o meno di condizionamento mafioso da parte del Prefetto quale atto dovuto.
Tutto questo succede per il cambio della strategia della mafia con la recente esplosione dell’epidemia del sospetto d’infiltrazione mafiosa nei comuni italiani, nelle Regioni, nel Parlamento, negli appalti per le bonifiche, nelle autorizzazioni rilasciate per nuove discariche e impianti di trattamento dei rifiuti sia industriali sia civili. Tanti i dubbi avanzati, dopo la vicenda Cisma, con denunce ed esposti specie nel territorio di Melilli e i confini limitrofi per le modalità dell’acquisizione e della compra vendita dei terreni, sull’espansione per realizzarne nuove e ampliare le vecchie discariche e impianti di trattamenti dei rifiuti. Indagini a tappeto e le ricerche d’inquirenti e investigatori sui possibili collegamenti tra la politica e l’imprenditoria sull’eventuale speculazione dei terreni in cui sono nati i siti e i possibili nuovi equilibri di forza dell’ecomafia sulla gestione dei rifiuti in generale, compreso, il territorio della Provincia di Siracusa.
Nella realizzazione silenziosa degli impianti per il trattamento e compostaggio dei rifiuti nelle contrade Bagali, Sabbuci e Santa Catrina nel Comune di Melilli, lasciando da parte il coinvolgimento nell’operazione della Dda, più volte le associazioni dei cittadini in difesa di queste contrade, il Comitato Bagali-Sabbuci-Santa Catrina, Amo Melilli e tanti altri ancora, hanno posto l’attenzione sulle dinamiche di questi impianti nel territorio di Melilli al Prefetto di Siracusa, al Comune di Melilli e al Sindaco di Augusta, sulle criticità che l’intero territorio registra in merito al trattamento dei rifiuti senza mai aver trovato soluzioni idonee e risposte per la risoluzione dei mille problemi che rimangono da anni irrisolti, con gravi disagi per la popolazione residente. Lamentano lo stato di silenzio istituzionale a tutti i livelli. I rappresentanti dei Comitati puntano il dito anche sul Libero Consorzio Comunale di Siracusa, che a loro dire, non ha voluto ascoltare la desiderata della gente residente per le tematiche insistenti per le tante discariche che operano nella zona, con tanti disagi, puzza, miasmi e il percolato che scorre copioso quando piove verso il mar nell’indifferenza generale. Informano, che il Libero Consorzio di Siracusa ha rilasciato il 14 settembre l’autorizzazione alla Irecom Srl di Melilli, per l’impianto dell’attività di trattamento e recupero di rifiuti speciali non pericolosi nel territorio di Augusta in contrada Sabbuci, alla modifica e l’autorizzazione allo scarico delle acque reflue e alle emissioni in atmosfera per gli impianti; provvedimento di adozione dell’Autorizzazione Unica Ambientale DPR n. 59/13. A loro dire, rimangono ancora tanti grossi problemi legati a puzza e miasmi che fuoriescono dalle discariche e dai siti di compostaggio nati come funghi nella zona, infettando e avvelenando terreni e animali al pascolo.
E ancora. I Comitati della Contrada Sabbuci-Bagali-Santa Catrina e Amo Melilli, puntano il dito sui troppi i rifiuti che si trovano in una situazione critica e spesso sono smaltiti illegalmente. Pochi inceneritori per distruggere i residui tossici sparsi in tutta Italia. Il più piccolo, ironia della sorte, si trova nel territorio industriale del petrolchimico siracusano, ad Augusta, il più grande d’Europa. E se un lato ci sono nella zona tante discariche per rifiuti tossici e nocivi, di fatto, sono insufficienti per una quantità di rifiuti che non si sa dove vanno a finire, compresi i milioni di tonnellate dei fanghi della depurazione sia urbana sia industriale; ci sono poi il sottogruppo di rifiuti che si trovano sia in quelli urbani sia in quelli speciali sia comprendono i rifiuti pericolosi, che a sua volta necessitano di un’ulteriore tipo di gestione e trattamento.
Lo smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi negli ultimi anni, hanno raggiunto un preoccupante aumento; fenomeno che ha il suo epicentro nel Sud, dove si registra il 40 per cento delle migliaia di reati contro l’ambiente. Puglia, Basilicata, Sicilia e la Calabria sono i territori più attivi nello smaltimento illegale. Come nella relazione della pericolosità dei rifiuti, sussista un proporzionale rischio per l’ambiente e la salute pubblica. È il caso del fazzoletto tra Villasmundo e Melilli, nel triangolo dei Comuni di Augusta, Melilli Priolo, con 23 discariche di rifiuti e circa 70 abusive create a cavallo degli Anni Sessanta e Ottanta. Il rinvenimento di discariche abusive di rifiuti industriali tossici e nocivi interrati senza alcuna precauzione, e ricoperti con un sottile strato di terreno abbandonato o sopra il quale è stata avviata una coltivazione di agricola come niente fosse. Le poche analisi chimiche eseguite hanno sempre confermato la presenza di elevate concentrazioni d’inquinanti, così come nell’aria, nell’acqua, nel mare e nella terra.
Il territorio industriale siracusano è oggi uno dei più martoriati dall’inquinamento, oltre che piano zeppo di discariche. Una terra ignorata per decenni, che dopo 70anni dall’inserimento della prima raffineria, è oggi incomprensibilmente abbandonato più che mai.
Concetto Alota