Due medici dell’Ospedale di Siracusa sono stati aggrediti da un paziente che lamentava la lunga attesa al pronto soccorso dell’ospedale Umberto primo, dove sono dovuti intervenire gli agenti delle Volanti della questura aretusea per ricostruire l’intera vicenda, culminata con il paziente denunciato a piede libero e uno dei due medici rimasto ferito nella colluttazione. È il risultato di un sistema che fa acqua da tutte le parti. I locali del Triage dell’ospedale di Siracusa non sono più adatti per far fronte alla mole di lavoro che si sviluppa ogni santo giorno. Questo mentre per la realizzazione del nuovo ospedale, dopo quasi mezzo secolo di pensieri e proclami, siamo ancora in alto mare.
Gli aspetti della malasanità siciliana sono molteplici e non ci facciamo mancare proprio niente; ogni tanto si scopre per caso, oltre alla fallimentare politica nella gestione e i tanti interessi diffusi, il nervo della disonestà sulla pelle degli ammalati, come la commercializzazione della salute e la privatizzazione della Sanità, di fatto. Anche nel nostro territorio si conoscono situazioni crescenti di difficoltà all’accesso al sistema sanitario; una discriminazione tra ricchi e poveri e l’interpretazione della normativa, in difesa della salute pubblica nella parità tra i diversi ceti sociali. Rimane escluso in questa riflessione il tragitto tortuoso e complesso della forniture e degli appalti che si rimanda ad altra occasione.
Gli amministratori, il direttore sanitario e tre medici di una clinica di Catania, sono stati sospesi dall’esercizio del pubblico servizio di medico per un anno. Un’inchiesta della Procura di Catania aperta a seguito della denuncia di un paziente al quale era stato diagnosticato un lipoma che si è, invece rivelato un tumore. I carabinieri del Nas hanno scoperto l’emersione dolosa per alcune prestazioni mediche. Il trucchetto era nascosto nel rimborso previsto da parte dal Sistema Sanitario Nazionale, ma, agli effetti pratici, non erano stati eseguiti esami, né strumentali né diagnostici, per incassare l’intero rimborso pubblico, riducendo così al minimo le spese. I reati ipotizzati dal Gip sono associazione a delinquere, commissione di truffe ai danni dello Stato, abusi d’ufficio e falsi in atto pubblico.
In Sicilia la politica è sintesi di disonestà, di una costosa e dannosa condizione alla comunità siciliana; l’antimafia diventa a tratti una paccottiglia insapore; la sanità è la scienza di far soldi per i baroni delle cliniche private e le industrie di medicinali ed elettromedicali, la cultura è stata convertita come cassa di risonanza solo per i figli di Belzebù. Nel comune di Priolo Gargallo (non il solo in Sicilia), i consiglieri comunali, secondo la magistratura contabile, si sono aumentati l’indennità del 417 per cento provocando un danno erariale di 650 mila euro. Speculazione alla pari della disonestà come una deforme e irragionevole condizione sia nei confronti dei costi sostenuti, sia nei confronti dei benefici prodotti, e tendendo conto di quel che in sanità conta di più, sia nei confronti dello stato di bisogno di chi è ammalato e non può curarsi perché povero.
La speculazione sulle malattie della gente, e troppi i medici e strutture sanitarie pubbliche e private che agiscono in mala fede sulle disgrazie del prossimo, è disonestà pura, e questo vale tanto per il profitto di tutto il comparto sanitario italiano, così come per l’alto reddito milionario dei grandi medici che operano nell’esercizio privato della professione.
Per non essere speculativo sia chi prende un profitto, sia chi un reddito fisso, dovrebbe essere remunerato in modo ragionevole tenendo conto che il razionale è nei confronti di chi soffre di malattie letali, potrebbe significare anche la relativa equità umana. Abbassare i prezzi e accrescere l’accesso alle terapie da parte di un maggior numero di malati, e garantire a tutti, ricchi e poveri, l’accesso alle nuove e costose terapie, in un sistema che vede la disgrazia di chi si ammala, come una fonte di speculazione e di profitto, come l’impresario di pompe funebri che aspetta la morte dei suoi clienti per guadagnare. Le riforme e i tagli al finanziamento della Sanità pubblica hanno minato i principi fondanti di solidarietà, producendo diseguaglianze nell’accesso alle cure e nella tutela della salute della popolazione. Troppi divieti all’accesso alle cure limitato dalle politiche sui brevetti che tutelano gli interessi delle multinazionali dei farmaci, con un sistematico de-finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, in favore della Sanità privata. Strutture e ospedalieri chiusi senza essere sostituiti da altre tipologie di servizi; mentre il numero dei dipendenti della Sanità pubblica si è ridotto considerevolmente e le condizioni di lavoro sono peggiorate; non è garantita una reale copertura dei livelli di assistenza, e milioni di persone devono ritardare o rinunciare alle cure; una gran parte dei bisogni, soprattutto quelli socio-sanitari, sono disattesi per il ritardo storico di sviluppo dei servizi territoriali e per la difficoltà di riorganizzare il sistema in funzione dei nuovi bisogni, senza i traccheggi e i connubi tra la politica e gli interessi dei baroni della Sanità siciliana.
Concetto Alota