“Mi chiamo Alessandra e nella vita faccio la cantante“. “Mi chiamo Matilde e nella vita faccio l’attrice”.
Nella platea vuota dell’Ariston, Alessandra Amoroso e Matilde Gioli portano le istanze dei lavoratori dello spettacolo che si trovano a vivere “un presente inaspettato, difficile, di chi ha paura di non farcela, di non poter tornare alla vita di prima”.
“Il nostro lavoro – aggiungono le due artiste, completando una la frase dell’altra – ha bisogno di tante donne e tanti uomini che ci permettono di fare quello che amiamo e di essere quello che siamo. Ma ora che tutto si è fermato, le loro vite più delle nostre sono sospese in una ripartenza difficile da immaginare e in un aiuto che non è mai arrivato”.
“Molti si sono dovuti reinventare, ma non hanno perso la speranza della dignità del loro lavoro. Sono quelli che rimangono nell’ombra quando le luci si accendono. Ma il lavoro è un diritto di tutti e non un colpo di fortuna”.
Per loro, per tutte le maestranze del mondo dello spettacolo (con una rappresentanza salita sul palco) un applauso da remoto di molti artisti, da Diodato a Roy Paci, da Marco Giallini a Fiorella Mannoia.