Sicurezza – Meloni: ‘Non c’è un particolare livello di allerta in Italia’

Si dice “preoccupata” Giorgia Meloni per lo scenario in Medio Oriente.

Da una parte teme che il conflitto in Israele possa avere “una escalation” diventando “fuori controllo”, e per questo punta sul dialogo con gli alleati e i Paesi dell’area.

Dall’altra non nasconde l’inquietudine per il “rischio che qualcuno possa emulare le atrocità di Hamas”. La premier parla sul ponte del cacciatorpediniere Durand de la Penne della Marina militare italiana, ancorato al porto di Maputo, prima tappa di una visita lampo in Mozambico e Repubblica del Congo, partner della strategia energetica italiana e del Piano Mattei del governo. Da poco sono arrivate dalla Francia le prime notizie sul ventenne d’origini cecene che, al grido di “Allahu akbar”, ha ucciso un professore in un liceo. “Non c’è un livello particolare di allerta in Italia”, spiega Meloni, ricordando che dopo gli attacchi di Hamas è stata subito rafforzata la sicurezza dei luoghi sensibili e delle comunità ebraiche. Ma ammette la preoccupazione per il “rischio emulazione”. “Sono stata estremamente colpita dal fatto che i miliziani di Hamas volessero riprendere scene così atroci”, aggiunge la presidente del Consiglio, spiegando che i servizi di sicurezza “sono allertati”, e che “alcune valutazioni si devono fare sul controllo di chi arriva da fuori, in particolare dalla rotta balcanica”. Palazzo Chigi e Farnesina continuano a lavorare con alleati e Paesi dell’area.

“È una fase molto delicata”, bisogna puntare “sul dialogo” per evitare una escalation, spiega la premier. Gli occhi del mondo ora sono puntati sulla reazione di Israele a Gaza. L’Italia, sottolinea Meloni, “ha posto la questione umanitaria” ai suoi interlocutori, a cominciare dai Paesi di confine come Giordania (dove nelle stesse ore si spostava il ministro degli Esteri Tajani dopo la visita in Israele) ed Egitto, il cui ruolo “può essere importante. “C’è anche il tema degli ostaggi, la situazione è delicata – aggiunge – quello che si può fare è continuare a dialogare. Non è facile la posizione di Israele dopo le immagini che si sono viste, bisogna muoversi con cautela”. I timori di effetti su larga scala riguardano anche l’Africa. Non a caso il tema terrorismo viene toccato anche nel colloquio con Filipe Nyusi, il presidente del Mozambico, che da anni fa i conti con gli attacchi di guerriglieri legati all’Isis nel nord del Paese. “Stabilità e pace sono alla base di qualsiasi sviluppo strategico”, osserva Meloni, che con il presidente mozambicano e quello del Congo Denis Sassou Nguesso sottolinea le prospettive del Piano Mattei, chiedendo loro indicazioni su quali temi sia opportuno puntare. “La novità è scriverlo insieme all’Africa, stabilire le priorità e portare avanti una strategia”, chiarisce la premier, che per le tensioni internazionali ha dovuto far slittare da novembre a gennaio la presentazione del piano, fondato “su un approccio non predatorio né paternalistico”, perché il continente “non si aiuta con la carità ma va sostenuto con le ricchezze che ha” e “con l’aiuto di nazioni che investono e costruiscono rapporti di lungo periodo”. L’energia “è un fattore sempre più decisivo nel rapporto di partenariato strategico fra Europa e Africa”, sottolinea Meloni. Il principale fornitore dell’Italia è l’Algeria che nei giorni scorsi, a quanto si apprende, dopo le prese di posizione pro-Hamas, ha mandato segnali tranquillizzanti a Roma: le due questioni, è il senso, non si intrecciano. Nel piano di emancipazione dal gas russo contano anche le forniture da Mozambico e Congo, e non a caso fra i protagonisti della missione c’è l’ad di Eni Claudio Descalzi. “Nel settore energetico – spiega Nyusi – possiamo fare di più e molto meglio”.

Comments

comments

By Redazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Related Posts

× Segnala