Le aree del petrolchimico siracusano, di Gela e di Milazzo, sono le zone più inquinate della Sicilia. A casa nostra, così come nelle altre zone, tra i responsabili della devastazione del territorio dei comuni di Siracusa, Priolo, Melilli e Augusta, compresi in maniera minore le zone di Villasmundo, Lentini e Carlentini, sono le industrie della chimica e della raffinazione. Le bonifiche promesse potevano essere il lavoro per un numero indefinito di addetti e per i prossimi 7/10 anni.
La questione è davvero grave. Quanti metri cubi di amianto e di rifiutivelenosi ci sono sotterrati in giro, nei tetti delle vecchie fabbriche abbandonate? Oppure, fanghi, veleni e polveri letali per l’uomo nelle discariche abusive e autorizzate? Quanti metri cubi di percolato proveniente dalle discariche velenose e della spazzatura ogni anno finisce nella falda acquifera e nelle acque del mare in tutto il territorio siciliano ancora da bonificare?
Con le bonifiche, nelle aree industriali siciliane di Gela, Milazzo e Priolo,la riduzione dell’inquinamento prodotto e le bonifiche si potrebbero evitare in media ogni anni centinai di morti prematuri, ricoveri ospedalieri per tumori e per altre cause.
Le bonifiche, con benefici per la salute che si fisserebbero dopo circa venti anni dal risanamento e che durerebbero per trent’anni, si avrebbe un vantaggio economico potenziale pari a quattro miliardi di euro per Priolo e sette miliardi di euro per Gela e Milazzo. Ma non c’è nessuna speranza. Le bonifiche non sono mai partite, un cenno a parte lo merita il fallimento della politica a tutti i livelli. Il connubio con le lobby della chimica e della raffinazione è l’unica cosa certa.
Il tradimento dei governi regionali nazionali che si sono succeduti nel tempo e della politica in generale, hanno permesso per quasi 70anni che il territorio fosse assassinato per speculare e poi abbandonarlo; questo è il dato certo che conferma la situazione a Gela, Milazzo e Priolo: niente lavoro, niente bonifiche, niente sviluppo, a parte la raffineria verde dell’Eni di Gela che nessuno ancora ha ben capito come stanno davvero le cose, mentre i gelesi, i priolesi, i melillesi, gli augustani e i siracusani, sono stati costretti a scappare per non morire di fame.
La verità, dei fatti, ci dice che non è possibile bonificare perché i costi sono proibitivi. Per rimanere a casa nostra, i circa 770 milioni di euro stanziati a parole per bonificare il Sin denominato Priolo, sono appena il 40% della somma necessaria calcolata. Sono ancora poche le aziende che di tasca propria hanno bonificato le aree di pertinenza e solo per un proprio tornaconto, come la realizzazione di nuovi impianti. Ma quello che ancora non è stato quantificato davvero, sono le somme che occorrono per risanare i fondali della rada di Augusta, semplicemente perché non è stato individuato quale sistema di dragaggio, è possibile a costi accettabili ragionevoli, con l’aggravante che si tratta di proprietà del Demanio marittimo dello Stato e non di terreno privato. E ancora dell’amianto sparso in lungo e in largo, nelle discariche dei veleni industriali autorizzate o abusivamente realizzate. E questo malgrado ci siano diversi progetti pronti, Regione e Governo nazionale scaricano la responsabilità sui ministeri competenti: Ambiente, Economia e Infrastrutture. Ma i tre ministeri a sua volta non chiariscono, dove trovare le risorse perché quelle preventivate, sono insufficienti al compimento delle poche proposte d’intervento in corso e quelli ancora da avviare per le attività della bonifica nel totale e il risanamento dei siti inquinati.
Si dice che la speranza è l’ultima a morire; allora niente paura perché i siti industriali dismessi e abbandonati in Italia, sono davvero tanti, troppi. Infatti, sono cinquantasette i buchi neri dell’inquinamento selvaggio nell’Italia della corruzione, che le industrie dopo aver sfruttato fino all’ultimo momento il favorevole vento della speculazione, hanno abbandonato in silenzio. Quello delle bonifiche ambientali è un problema enorme, specie per i costi proibitivi ispirate dalle norme europee, sempre molto elevati, e così diventa impossibile risanare.
Concetto Alota