Sinalp Sicilia , ponte Corleone di Palermo: soluzioni non adatta

Ancora una volta Palermo eccelle per l’incapacità a gestire l’ordinario che dopo oltre 20 anni di inutili chiacchiere diventa straordinario, urgente ed improrogabile.

L’ormai famigerato Ponte Corleone, che unisce la città, ma anche la Sicilia occidentale, con il resto dell’isola, è un rudere che rimane in piedi esclusivamente per volere divino, e di questo dobbiamo ringraziare i credenti palermitani che sicuramente hanno inondato di preghiere tutti i santi conosciuti e non.

Già da un paio di mesi circa il ponte è in parte chiuso al traffico con il restringimento delle carreggiate e l’unica soluzione concreta prodotta dalla Giunta comunale è stata quella di posizionare l’autovelox in ambedue le carreggiate con un vergognoso limite di velocità pari a 30 Km/ora, facilmente superabile anche dagli ecologici e di tendenza monopattini elettrici.

Come Sinalp riteniamo che questo limite di velocità con annesso autovelox nella realtà crea, oltre al traffico impazzito, ulteriore pericolo di crollo del ponte, aggravandone enormemente il rischio.

Quando si poteva attraversare il ponte a 50/70Km l’ora le auto appesantivano il ponte per pochi secondi e la presenza istantanea su di esso, come numero di auto in contemporanea, era notevolmente inferiore rispetto a quello che succede ora con il restringimento della carreggiata e con il limite di 30 Km l’ora.

Nelle attuali condizioni ci ritroviamo una massa enorme di auto che arrancano in contemporanea sul ponte, appesantendolo notevolmente rispetto a prima e aumentandone notevolmente il rischio crollo.

Riteniamo che questa semplice analisi possa essere condivisa da chiunque abbia un minimo di buon senso e speriamo che possa convincere chi ha optato per il pericolosissimo rallentamento a cambiare idea.

Ma come al solito per non farci mancare niente, la quinta città d’italia, sede di una grande Università, oggi si ritrova a confrontarsi, per la soluzione definitiva del ponte, con un Commissario Straordinario calato dall’alto e scelto dal Governo Nazionale e probabilmente nemmeno siciliano, come l’unico genio, in mezzo ad un’isola di decerebrati, in grado di risolvere il problema

Orlando, che ha inondato la città, durante la campagna elettorale, di manifesti con lo slogan, “lui lo sa fare “il sindaco”, amministra ed ha amministrato questa tragica realtà da ben 23 anni su poco più di 30 anni dal suo primo insediamento, e da sempre si era a conoscenza che il Ponte Corleone era in pessimo stato ed a rischio crollo.

Palermo ha solo tre ponti che ne uniscono le due parti, il ponte Corleone appunto, il Ponte Ammiraglio, l’unico che grazie al progetto tram è stato rifatto, ed il ponte Oreto, anche questo gravemente pericolante e probabilmente inagibile.

Oltre a questi tre ponti esiste una quarta realtà che è il ponte provvisorio del Genio militare che ormai di provvisorio ha solo in nome, e come chiunque dotato di un minimo di raziocinio, ci rendiamo conto che è totalmente insufficiente a gestire il flusso di auto di una grande città come Palermo.

Ma chi amministra questa città si rende conto che l’abbandono, voluto o subito, della manutenzione di questi ponti, oggi consegna ai palermitani una città spaccata in due?

Dopo 23 anni di amministrazioni orlandiane non si è riusciti ad adottare alcun provvedimento per scongiurare il crollo di questi ponti ed oggi Palermo, ma anche la Sicilia tutta, a causa di questa indubbia inefficienza di chi avrebbe dovuto controllare ed intervenire subisce anche la “certificazione” di “incapacità” da parte del Governo Nazionale che decide di intervenire inserendo il ponte Corleone, ma non il ponte Oreto, tra le opere “prioritarie” del cosi detto “Decreto Sblocca Cantieri” e inviandoci l’ennesimo Commissario italico che spiegherà ai siciliani, incapaci, come amministrare la cosa pubblica.

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