Nelle prossime amministrative di giugno, il centrodestra con la scelta di Ezechia Paolo Reale, ha fatto il pienone, mentre il centrosinistra continua la sua corsa verso il suicidio auto-assistito, sapendo di morire. La messa in campo di due candidati, Fabio Moschella e Francesco Italia, ha, di fatto, e alla fine, sancito una divisione frutto della cultura del settarismo e di vendette di un passato amaro difficile da dimenticare. Per Giancarlo Garozzo la competizione nella posizione di candidato a sindaco (ritirato) è stata, forse inutile; il tentativo era di far quadrato attorno al proprio unico candidato (Italia), ma la posizione chiara e netta di Luigi Foti, ha fatto la differenza.
Nella sua coerenza, Foti ha da sempre ammesso di essere settario, di voler ancora una volta mettere in atto la vecchia e valida regola del “fotismo” che per tanti anni gli ha garantito la corona di re della politica siracusana. E alla fine innesca la dimostrazione di essere ancora lui a dettar legge, a dividere le carte, stabilire come e con chi giocare. E se il centrodestra avanza in numero di liste e movimenti, Foti continua a pescare voti a destra, al centro e a sinistra, e alla fine, la sua lista potrebbe essere la più votata in assoluto (questo è il traguardo inermedio), per mettere il sigillo finale nel caso di un ballottaggio, che potrebbe essere causato dal voto disgiunto. Nei dintorni dei salotti di pietra di Garozzo, si registra la fine di quella tentata personalizzazione politica e di una campagna elettorale evaporata prima del nascere al primo contatto con la realtà elettorale; per vincere ci vogliono i voti e le aggregazioni, ma la differenza è fatta di comportamenti che in politica sono nell’ultimo rettilineo prima del prossimo traguardo. Garozzo paga lo scotto di aver voluto, forse involontariamente, “maltrattare” Foti in maniera quasi plateale, con la forza del pro-tempore governatore della città, senza considerare (forse) con chi aveva alla fine a che fare e le conseguenze della logica deduzione della vendetta che è servita di solito, fredda.
Oggi, capire chi ha perso è semplice: tutto il centrosinistra e in primis il Pd. Garozzo si ritira, ma vince l’ultima giocata. E per molti il bagno di sangue che si consuma oggi nel centrosinistra, sarà ben più doloroso il giorno dopo le elezioni di giugno, che segnerà il tramonto politico della classe dirigente di un Pd mal ridotto e carico di fallimenti. E non si aprirà per niente un’era nuova, ma di certo il contesto politico siracusano, dopo le amministrative di giugno, apparirà qualitativamente peggiore dell’attuale. Di fronte all’imminente flop di una campagna elettorale giocata tutta sui veleni e le vendette, gli elettori dimostreranno di temere più per il peggioramento della vita in una città allo sbando che per la disputa tra i litiganti all’interno di un centrosinistra senza guida, e con le gravissime conseguenze per le sorti dei cittadini siracusani, che capiremo fra breve.
Concetto Alota