Nelle elezioni amministrative il voto disgiunto sarebbe stato causato,oltre che da fatti legati agli interessi politici di mero potere che vedremo più avanti, dai candidati massoni nelle varie liste. E la domanda rimane se ci sono stati candidati massoni, eletti oppure no, nelle varie liste per il rinnovo del consiglio comunale e l’elezione del nuovo sindaco di Siracusa, poiché la regola vuole che sull’argomento si abbassi il sipario del mistero.
Rosy Bindi recentemente ha riportato alla luce il possibile intreccio tra la massoneria e la politica. La stessa cosa per i “Grillini”, Claudio Fava e il candidato a sindaco più votato a Siracusa, Ezechia Paolo Reale che qualche mese fa chiariva la propria posizione in merito e il pensiero coordinato. Spiegato che non c’è nessun reato a essere massoni, ma le dichiarazioni di chi chiede il voto devono essere veritiere e senza menzogne, in onore alla morale dichiarata che in politica fa la differenza.
Da sempre, gli intrecci tra mafia, politica e massoneria, i mutamenti nella società moderna e le nuove frontiere della politica e la trasparenza nelle amministrazioni locali, offrono uno spaccato della realtà in cui ognuno di noi si riconosce; una sorta di metafora rovesciata che vuole annullare l’onore e le ideologie in politica nella Sicilia degli uomini onesti, almeno in teoria. E la domanda pone il quesito se ci siano, invece, a urne chiuse, tra i consiglieri eletti iscritti alla Massoneria, o peggio ancora tra gli assessori già designati e, quelli che domani dovranno essere per legge resi noti. Tanto per capire i cittadini elettori a quale profilo intersecare l’amministratore da scegliere e a cui affidare la propria delega in bianco.
Gli elettori a Siracusa per l’elezione del nuovo sindaco hanno votato per il candidato del centrodestra. Dei sette aspiranti sindaco in forte vantaggio dalle urne è stato scelto Ezechia Paolo Reale, con l’appoggio di otto liste; quasi tutte però hanno guardato in cagnesco la posizione nel centrodestra, con Forza Italia e l’ex assessore regionale nella giunta di Rosario Crocetta insieme, in uno strano matrimonio. Ma, di fatto, è mancato più circa l’8% dei voti nella differenza col voto disgiunto tra quello dei candidati e la somma delle liste. Un fatto ampiamente preannunciato, compreso noi da queste stesse colonne. In pratica, senza il tradimento multiplo di tanti candidati che avevano giurato fedeltà, Reale sarebbe stato sindaco di Siracusa al primo colpo con oltre il 44% dei voti. I motivi sono da ricercare nei meandri della falsa politica, della regola che la presunzione e la convinzione dell’onnipotenza hanno da sempre regolato le dispute sottobanco o con le coltellate alle spalle; non aver ammesso le proprie colpe equivale alla perdita dell’occasione. L’assegnazione degli assessorati nella totalità annunciati o nascosti, avrebbe fatto saltare il “banco” del detentore in malo modo. L’identificazione dei golpisti è pressoché impossibile. Col senno del poi non si mettono insieme i cocci del prezioso vaso della verità nascosta; il frutto perduto non si recupera più. Anche per il ballottaggio è in corso una battaglia senza esclusione di colpi e lo schieramento che s’identifica nella destra e i dintorni, ora cerca l’alleato a sinistra, che a sua volta si nasconde dietro il dito, ancora sporco di marmellata.
E se il centrodestra cerca di recuperare i voti perduti e la verità su quelli trasferiti al nemico chiamato Francesco Italia e Giancarlo Garozzo, il centrosinistra è spaccato in più tronconi, ma ha ritrovato parte delle vecchie alleanze necessarie per combattere alla pari, con buona parte delle correnti interne al Partito democratico siracusano che sono rientrate dalla protesta, mentre la nomina degli altri tre assessori aggiusterebbe i conti con Fabio Moschella, Fabio Granata e Giovanni Randazzo. Per i resti del centrodestra, aspetteremo domani.
Concetto Alota