La Siracusa bene, colta opulenta, patrimonio di millenari evoluzioni, che rivivono in quelle sue pietre candide, poste a ricordo ed a suggello delle tante stratificazioni di una supremazia incontrastata, è tutta da visitare. La bellezza diurna si dipana in un percorso mozzafiato, che lascia il visitatore meravigliato per tanto incanto. Nel nostro riguardare la città in una chiave più moderna, nella nostra rivalutazione di come possa apparire ad un turista per caso, con la bella scusa della luna che al sabato sera talora appare come un’enorme palla soave, ci siamo incamminati in un tour notturno per l’isola d’Ortigia.
Il giro inizia dal Ponte Umbertino dove lasciamo la nostra autovettura e c’inoltriamo, ammirati dalle belle costose imbarcazioni da diporto. Un odore soave di pescato e di frittura c’inonda per quella miriade di localini che incontriamo e che sfornano tutti i profumi della locale arte culinaria. Piazza Duomo, baciata dall’imponenza della cattedrale e dei palazzi signorili, si staglia dinanzi a noi. La gente conversa amabilmente, sosta per scatti notturni. I locali della piazza pullulano di frequentatori, che si riversano da ogni dove per l’incanto del luogo, che vuole l’isola d’Ortigia come la più bella tra le perle della città. Ci fermiamo anche noi, per guardare con occhi nuovi la nostra città. Ci colpiscono gli artisti di strada, quello strano signore che muove e fa cantare il suo bel burattino, la venditrice di rime, il ritrattista, il gruppo folcloristico, che canta per i locali le canzoni delle nostre tradizioni popolari, ammaliando i turisti. Vediamo la città, per la prima volta, come possa osservarla un comune visitatore, il fatto ci diverte molto e gli scatti si sovrappongono. C’inoltriamo verso Piazzetta San Rocco, ci attrae la musica, che rimbomba tra i secolari palazzetti, a guardia di quei chiassosi locali alla moda. Scendiamo per la Fonte Aretusa, locali, localini, ciotole di frutta, frappé, gelati e ancora bar, pub e bibite d’ogni genere, musica per ogni dove. Anche le famose papere starnazzano nella Fonte, sicuramente coinvolte dal vortice della spensieratezza. Passiamo per il lungomare Alfeo dove c’investe il buon odore di pesce freschissimo, altra prerogativa della nostra città che dal mare riceve gran parte della propria ricchezza. La musica è il filo conduttore della nostra passeggiata, mentre gli avventori della notte consumano ottime vivande, baciati da quella maestosa luna, che si specchia nel mare, rendendo magica la notte.
Giungiamo al Castello Maniace, ancora musica, l’antica caserma Abela, luci artificiali soffuse, cocktail multicolorati, la solita luna, compagna del nostro girovagare. A malincuore lasciamo il castello, ripercorriamo il lungomare Alfeo, saliamo per piazzetta San Rocco, i ristoranti ricolmi di gente, appena tornata dal teatro Greco. Ancora musica, più forte nei discopub, ci sentiamo a Malta, a Saint Julien. Scendiamo per via Cavour, un chitarrista rasta suona melodie etniche. Ancora trattorie, osterie, winebar, localini alla moda entro piccoli anfratti, in minuscole viuzze, che ricordano il vivido passato ortigiano. Incontriamo un locale frequentato da turisti stranieri, sempre nell’antica “via delle scarpe” dove un gruppo musicale suona vecchie melodie e lì si ferma il cuore, a ripercorrere ricordi personali, mentre biondissime turiste inglesi accennano un ballo. Faccio un logico pensiero, Siracusa e… la dolce vita, un accostamento spontaneo e so già che stanotte farò le ore piccole piccole a scrivere e so bene cosa scriverò… Sono le due quando giungiamo al Ponte Umbertino, stanchi ma con una consapevolezza nuova, padroni di una città che non erroneamente molti hanno avuto l’ardire di dire che sia la più bella al mondo.
Maria Luisa Vanacore