“Siamo delusi dal comportamento del ministro Salvini che, pur sapendo della nostra presenza, alla fine del comizio, dopo oltre 4 ore di attesa, non ci ha concesso udienza”. A parlare è Antonina Moscuzza, la madre di Gianluca Bianca, il capitano della motobarca Fatima II, di cui si sono perse le tracce dal luglio del 2012. La donna, insieme con il marito e la figlia, ritenevano di potere approfittare di un ritaglio di tempo durante la visita a Siracusa del ministro dell’Interno per fare in modo da ottenere un suo interessamento per l’estradizione dei due marittimi egiziani, ritenuti responsabili, insieme con un cittadino tunisino, dell’ammutinamento e della morte del marittimo siracusano.
“Abbiamo parlato con un responsabile della segreteria del ministro – dice Moscuzza – che ci ha riferito che Salvini era al corrente della situazione e che avremmo dovuto attendere la fine del comizio per avvicinarlo. Abbiamo atteso fino a oltre la mezzanotte che il ministro finisse di fare i selfie ma quando ci siamo riusciti ad avvicinarci in corso Matteotti, ci ha liquidati dicendoci: “Cari amici miei, adesso sono molto confuso, non ho tempo per ascoltarvi”. In questi sette anni di patemi nessun rappresentante istituzionale ci aveva trattati in questo modo”. La famiglia Bianca in passato si è rivolta ai ministri Cancellieri, Bersani e Renzi. “E’ vero che non abbiamo ottenuto nulla in concreto – dice la signora Moscuzza – ma, quanto meno, gli altri ministri hanno avuto la bontà di ascoltarci”. Non tutto sembra perduto. Un addetto alla segreteria del ministro Salvini ha invitato la famiglia del marittimo scomparso, di scrivere una lettera in modo da rendere edotti gli uffici del Ministero dell’Interno e comprendere quale possa essere la strada da imboccare.
F. N.