[smartslider3 slider=4]
Inchiesta giudiziaria sull’inquinamento nel polo petrolchimico siracusano. Una decina gli indagati tra dirigenti e tecnici. La Procura della Repubblica di Siracusa ha inferto un duro colpo al maligno mostro chiamato inquinamento selvaggio. Alle lobby della raffinazione. Il pugnale della Giustizia dritto al cuore dell’inquinamento nella zona industriale più avvelenata d’Europa, allontanando in un sol colpo netto e deciso lo stereotipo che la magistratura siracusana per decenni è rimasta a guardare l’inquinamento selvaggio e la strage multipla causata dai modi operanti dissennati e senza un serio controllo, che durano da oltre mezzo secolo. Provvedimento senza precedenti per il polo petrolchimico siracusano, che resta ancora oggi uno dei più importanti d’Europa.
Il petrolchimico di Priolo è famoso come il triangolo della morte. L’inferno sulla terra. Migliaia di morti, feriti, i malati e sofferenti nel silenzio generale. È senza dubbio un momento storico per la giustizia siracusana e per la gente che si è battuta contro il mostro che causa la morte silenziosamente. Un pensiero particolare a Don Palmiro Prisutto; il prete che ha combattuto per far emergere lo scandalo chiamato inquinamento, insieme a tutti quelli che hanno protestato senza tregua.
Il procuratore Francesco Paolo Giordano aveva annunciato “sviluppi clamorosi”; ha mantenuto la promessa solenne preso circa due anni or sono nei confronti delle comunità che vivono nei dintorni della zona industriale siracusana. Una risposta diretta anche alle polemiche sulla Procura da lui diretta e i tanti veleni che si sono susseguiti, che basta e avanza quale risposta coraggiosa contro le potenti lobby della chimica e della raffinazione finora mai “disturbati” e colpiti negli interessi economici.
Un altro serio pericolo d’inquinamento è quello derivante dalla depurazione delle acque reflue che arriva ogni giorno e colpisce gli esseri umani, anche se utili, ma non sarebbero del tutto a norma. Infatti, nell’altro filone d’indagine della Procura di Siracusa ancora in istruttoria, ci sarebbero nel mirino d’inquirenti e investigatori i depuratori dei reflui sparsi nel territorio siracusano che inquinano alla stregua delle industrie, e le oltre 100 discariche, autorizzate e abusive, sparsi nel territorio e disseminate nei comuni di Melilli, Priolo e Augusta.
Mentre le industrie si leccano le ferite, il prossimo obiettivo contro l’inquinamento selvaggio potrebbe essere l’Ias di Priolo Gargallo, che proprio nei giorni scorsi è stata ancora una volta sotto accusa per le tematiche del depuratore biologico di Priolo Gargallo nelle sue diverse sue sfaccettature e le cruente battaglie tra la politica, gli industriali e la Regione. Depuratore delle acque che già da decenni è nel mirino della giustizia, insieme all’inquinamento dell’ambiente, con diverse inchieste e sequestri.
Sotto accusa è l’ambiente circostante l’impianto dell’Ias, in riva al mare, vicino a Marina di Melilli e ai cittadini dei paesi viciniori, tutti maltrattati oltre i limiti.
Un’aria pesante si respira al solo transitare attorno a quel depuratore a causa della puzza dei vapori nauseabondi e i miasmi che fuoriescono dagli impianti necessari per depurazione dei reflui industriali che costringe molte volte, in base ai venti che spirano, i residenti di Priolo e quelli dei comuni viciniori a respirare quei cattivi odori. L’aggravante insiste per gli addetti ai lavori che sono obbligati a respirare quell’aria malsana durante tutte le ore di servizio, in un ambiente poco salubre e forse non del tutto consono. E non sono mancati da parte dei sindacati e dei lavoratori nel passato i riferimenti per i vari casi di malattie verso i dipendenti ritenuti insolite e le tante manifestazioni di malessere per visitatori e maestranze a causa dei disturbi olfattivi, compreso chi scrive proprio il giorno dello sciopero del 7 novembre scorso. Ma i silenzi in tal senso non possono essere giustificati dal mantenimento del posto di lavoro ai figli di sfortunati dipendenti. Il sospetto che tecnici del depuratore sarebbero morti a causa di un tumore prematuramente è stato sempre forte; ma la conferma non c’è stata sulle cause o concause per l’imperante silenzio generale. Un pane amaro sudato e guadagnato con tanta sofferenza è stato più volte la denuncia di sindacalisti e lavoratori. La mancata entrata in funzione dell’impianto di deodorizzazione e la mancata copertura delle vasche di accumulo creano quella puzza nauseabonda irresistibile e l’aria irrespirabile che soffoca uomini, flora e fauna; ma sono i lavori che richiedono una montagna di soldi d’investimento nel totale di oltre 50 milioni di euro circa, quindi: niente, tutto rimane fermo come dall’inizio.
Ma è stata ancor più forte e decisa la denuncia dell’’ex presidente dell’Ias, Sara Battiato, la quale poco prima delle sue dimissioni dichiarava che “l’impianto di deodorizzazione non è mai entrato in funzione perché inadeguato”. Allora, soldi pubblici sprecati?
La cattiva manutenzione dell’impianto di depurazione dell’Ias ritornaquindi sotto l’attenzione delle tematiche dell’inquinamento industriale nel triangolo del petrolchimico siracusano e della magistratura inquirente. A rimettere il dito sulla piaga qualche giorno fa, anche il deputato all’Ars del Gruppo Pid – Grande Sud, Pippo Gennuso, il quale denunciava la cattiva condizione della depurazione responsabile della puzza e dei miasmi insopportabili che è costretto a respirare chi transita nei pressi dello stabilimento Ias o chi lavora all’interno degli impianti del depuratore consortile di Priolo, oltre ai cittadini colpiti in base come spirano i venti. Esposti e denunce si sono registrate contro il cattivo funzionamento dell’impianto dell’Ias, fino a far scattare le indagini.
L’Ias, Industrie acque siracusane, si occupa della depurazione industriale nel polo petrolchimico siracusano, società consortile al 60% dell’Irsap (Regione Siciliana) e al 40% dei privati, circolo che si chiude con quello del Cipa, con la funzione di monitorare lo stato d’inquinamento della zona industriale, dove in entrambi i casi e i soci sono sempre le aziende del polo petrolchimico siracusano che inquinano. Il Cipa aveva parlato giorni or sono di aria quasi buona e quasi sana. Gli stabilimenti erano stati trasformati in fabbriche di profumi, peccato che non ci ha creduto nessuno.
Per il direttore dell’impianto Ias, ingegner Donato Infantino, ci vogliono almeno 4 milioni di euro per rimettere l’impianto a posto, ma si parla anche di oltre sei milioni. Per i sindacati dei lavoratori, la preoccupazione maggiore è per lo stato in cui versano gli impianti arrivati ormai al capolinea. Un impianto strategico per l’intero comparto industriale che non può subire l’abbandono della mano pubblica e quello politico-istituzionale. Un servizio di depurazione vitale per la zona industriale, dove l’ambiente interno e circostante all’impianto è invece danneggiato.
L’Ias è stata da sempre un crocevia d’interessi politici-economici. Un polmone di compensazione per i politicanti. L’accusa peggiore per la classe politica siracusana è quella di aver abbandonato il depuratore biologico di Priolo Gargallo. Sotto accusa l’inquinamento è ancora oggi la mancata entrata in funzione dell’impianto di deodorizzazione costato circa un milione di euro e inaugurato nel 2009 in pompa magna, dall’allora ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, senza che nessuno ha protestato per i soldi pubblici sprecati; ma c’è anche la grave questione della mancata copertura delle vasche di accumulo del depuratore Ias, che crea una puzza nauseabonda irresistibile e l’aria irrespirabile che soffoca cittadini e dipendenti. Insomma, a detta di tecnici e periti, all’Ias l’inquinamento è ancor peggiore degli impianti sequestrati dalla magistratura. Per logica deduzione: se gli impianti delle raffinerie inquinano al solo funzionare, figuriamoci il recettore finale, che è, l’Ias.
In merito abbiamo chiesto al presidente dell’IAD, nonché commissario dell’Irsap, Maria Grazia Brandara, cosa pensa delle tematiche sull’inquinamento del depuratore consortile di Priolo Gargallo, sulla base anche dello scenario giudiziario che si sta formalizzando oggi nel petrolchimico siracusano.
“Mi sono insediata da poco e quindi non conosco a fondo alcune delle tematiche – afferma la Brandara – Dico subito decisa che non bisogna mai barattare i posti di lavoro con la morte. Mi sono insediata a marzo e comincio a prendere visione dei seri problemi che ci sono, che ho trovato, ma non mi giro dall’altra parte davanti alle incognite della salute dei lavoratori e dei cittadini tutti, che invece devono essere messi al primo posto. Leggo quello che lei ha scritto già nel passato sull’inquinamento nel petrolchimico siracusano, compreso il grave problema degli impianti dell’Ias; sto già studiando quale linea di finanziamento è possibile per risolvere le tematiche, mentre ho dato la disponibilità a utilizzare i 500 mila l’anno destinati alle casse della Regione derivanti dall’uso da parte dell’Ias dell’impianto, ma non bastano. Occorre una soluzione per garantire sia il finanziamento per mettere l’impianto in sicurezza, sia gli eventuali investimenti per la copertura delle vasche di accumulo o la soluzione più consona, come l’impianto di deodorizzazione che apprendo che non ha mai funzionato – dice ancora il presidente dell’Ias – ma tenterò tutto il possibile”.
“In merito ci tengo a precisare che vivo un dolore che ha colpito la mia famiglia, oltre al mio personale che non nascondo, anzi…; ma credo convinta nella battaglia collettiva per combattere il cancro e qualsiasi causa d’inquinamento che porta alla morte degli esseri umani ambiente compreso, da qualsiasi parte arrivi. Tutto quello che si può attivare – conclude Maria Grazia Brandara – per eliminare il soffrimento e i danni alla salute e all’ambiente, sarà fatto. Molte delle cose da fare sono già scritte nella mia agenda”.