Commercianti e imprenditori pagano il pizzo in provincia di Siracusa ma sono pochissimi quelli che hanno il coraggio di denunciare. Il nuovo grido d’allarme è stato sollevato dalle associazioni antiracket di Siracusa nell’ultima riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dal prefetto, Giusi Scaduto, e che si è tenuto nei locali dell’Urban center, per rispettare le misure di contenimento del Covid 19.
Alla riunione, oltre ai rappresentanti delle forze dell’ordine e al sindaco di Siracusa, Francesco Italia, sono stati presenti i leader delle associazioni antiracket e antiusura della provincia, i quali hanno ribadito l’esigenza di una maggiore collaborazione da parte di quelle persone che sono prese di mira dal racket.
Per il leader dell’associazionismo antiracket, Paolo Caligiore sarebbe, comunque, il momento di rilanciare alcune questioni: “Non ci fu a Siracusa la ribellione in quel periodo in qui un po’ tutti gli imprenditori e commercianti taglieggiati sul territorio fecero sentire la propria voce contro il racket. Oggi, che i tempi sono favorevoli per fare denunce, con la presenza di un prefetto che conosce bene l’argomento per averlo affrontato in passato, ci vorrebbe anche un po’ di disponibilità da parte di chi subisce estorsioni e ricatti. E’ bene, però, affermare che è uno sbaglio sottovalutare la portata degli eventi accaduti di recente a Siracusa. Abbiamo informazioni sul fatto che a Siracusa il pizzo si paga. Non capisco come una città non si ribelli e non provi ad estirpare questo cancro”, e, in assenza di riscontri e di denunce, mette in dubbio anche l’esistenza stessa delle associazioni antiracket.