L’emergenza coronavirus ha impedito ieri mattina la celebrazione di un processo in tribunale. Si tratta dell’istruttoria dibattimentale del processo scaturito dall’operazione denominata “Itaca”, portata a termine dai poliziotti della squadra mobile di Siracusa alla fine del mese di luglio del 2013 attorno a unapresunta associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina e di hashish. All’udienza di ieri avrebbero dovuto essere esaminati due testimoni citati dalla difesa di uno dei 10 imputati alla sbarra ma uno dei due testi (una donna) all’ultimo momento ha dovuto rinunciare alla sua presenza in aula. In buona sostanza, risiede in Lombardia dove il virus ha già provocato morti e numerosi casi di contagio tanto da indurre le istituzioni pubbliche locali a limitare gli spostamenti dei cittadini, a scopo precauzionale, per evitare la diffusione ulteriore del virus. Niente viaggio a Siracusa, quindi, per la donna che risiede nel Bresciano. L’avvocato Anna Maria Campisi, che ha citato la teste in questione, ha prodotto, quindi, al tribunale la relativa certificazione e il collegio, composto dalla presidente, Antonella Coniglio, a latere, Giuliana Catalano e Liborio Mazziotta, ha concordato con il pm Alessandro La Rosa della direzione distrettuale antimafia di Catania e con il collegio di difesa di rinviare l’udienza al 29 giugno, data in cui si spera che il problema del coronavirus sia pertutti solo un brutto ricordo. Nel concedere questo termine piuttosto dilatato, il tribunale ha però disposto la sospensione dei termini della prescrizione.
Il processo, che si sta celebrando con il rito ordinario, è il troncone principale di un più articolato e complesso procedimento penale che ha riguardato complessivamente 29 persone. Un processo che ancora non ha conosciuto nemmeno l’esito di primo grado mentre quelli con il rito abbreviato sono arrivati già alla definizione in Cassazione. Imputati sono Giovanni Cantone, Carmelo Cassia, i fratelli Stefano e Vincenzo Davì, Massimiliano Gornelli, Marco Greco, Carmelo Lo Giudice, Piero Monaco, Giovannino Reale e Sebastiano Mollica.