Il territorio siracusano è invaso dalla droga come non mai. Lo spaccio di stupefacenti è diventato una specializzazione remunerativa per gli specialisti del settore; ma lo scenario e gli equilibri sono cambiati. Escono dal commercio della droga molti degli uomini storici dei vecchi clan; un ricambio naturale, dovuto all’assenza sul campo di uomini perché ritirati a vita privata o perché finiti in carcere con lunga detenzioni, anche se buona parte del commercio della droga è ancora in mano ai vecchi uomini degli storici clan. Insomma, una suddivisone del mercato con la “libera circolazione” nel territorio in cui a fare la differenza è la concorrenza del mercato che ha portato al calo del costo degli stupefacenti senza i tanti passaggio che fanno lievitare i prezzi.
I più ricercati dai grossisti della droga sono quelli che hanno alle spalle esperienze e sono considerati bravi nel mestiere. Nel giro dei gruppi che “commerciano” droga, è nata una forma di festeggiamenti con fuochi d’artificio che udiamo quasi ogni notte. E questo avviene ogni qualvolta si registra una buona vendita della partita di droga acquistata; ma anche quando le forze dell’ordine arrestano componenti di altri gruppi concorrenti, in una sorta di cane mangia cane che crea nuovi potenziali clienti. E questa logica, a ben sentire e a ben vedere, sulle indagini di inquirenti e forze di polizia e i possibili potenziali delatori; non per niente si registra l’arrivo presso la Procura di Siracusa un totale di esposti e denunce per circa 400 lettere anonime. Certamente non tutte hanno per oggetto lo spaccio della droga o la detenzione delle armi, ma è comunque un numero molto alto rispetto alla popolazione residente.
Altro aspetto che spiega l’aumento del consumo di stupefacenti, lo sfarinamento del vecchio sistema, o “cartello” che dir si voglia, è la concorrenza tra i nuovi gruppi (squadre) liberi, autonomi, costituiti nelle rispettive piazze di spaccio, senza il peso dei clan storici. L’abbassamento del prezzo, ha calmierato il mercato, aumentando la vendita a dismisura. È una semplice logica di mercato.
Secondo la relazione al Parlamento della Dia – II° trimestre del 2019 – insiste un interesse nel settore della droga che vede attivi personaggi (anche non direttamente collegati a consorterie mafiose) operare all’interno di gruppi più ampi, connessi con le province di Catania e Messina per l’acquisto, il trasporto e la cessione di cocaina e Mdma (ecstasy). È quanto emerso dall’operazione “Cafè Blanco”, che ha colpito un’organizzazione attiva in tutta la fascia orientale dell’Isola, in grado di importare gli stupefacenti dal sud America.
Stessa cosa per quanto riguarda la disponibilità di armi, oltre al già citato rinvenimento di pistole detenute da un pregiudicato affiliato al clan Bottaro Attanasio, si segnalano altri ritrovamenti di armi (troppi con un brutto segnale che possa scoppiare una nuova guerra tra le parti in causa), nella disponibilità di soggetti apparentemente non collegati ad organizzazioni mafiose, ma comunque espressione di una criminalità comune aggressiva.
Nel semestre in corso permane lo scioglimento del Comune di Pachino (SR), disposto dopo aver accertato gravi ingerenze della criminalità organizzata nel funzionamento dell’Ente. Si evidenzia, invece, che gli esiti dell’accesso presso il Comune di Avola, disposto nel maggio 2019 dal Prefetto di Siracusa per accertare eventuali episodi di cattiva gestione e di presenza di soggetti vicini alle locali consorterie mafiose, non ne hanno determinato lo scioglimento.
Ancora droga. Il 9 settembre 2019 ad Augusta (SR) la Polizia di Stato ha rinvenuto circa 12 kg di hashish nascosti in un casolare in uso ad un soggetto, detenuto dal marzo 2019, già segnalato per associazione mafiosa unitamente ad accoliti della famiglia catanese dei Mazzei. Il 13 novembre 2019 a Lentini (SR) la Polizia di Stato ha tratto in arresto un soggetto trovato in possesso di 100 dosi già confezionate di marijuana, banconote ed un bilancino di precisione. Il 24 dicembre 2019 a Siracusa la Polizia di Stato nel corso di una perquisizione domiciliare ha rinvenuto e sequestrato svariati involucri contenenti dosi di cocaina e marijuana, deferendo il titolare dell’abitazione all’Autorità giudiziaria, in stato di libertà, per reati inerenti agli stupefacenti. In data 18 luglio 2019, in Messina, Catania, Siracusa, Caltanissetta, Spagna e Paraguay, la Guardia di finanza di Messina ha eseguito l’OCCC n. 4610/2017 RGNR e n. 804//2018 RG GIP, emessa dal Tribunale di Messina il precedente 10 luglio, L’operazione, meglio descritta nel paragrafo dedicato alla provincia di Messina, ha riguardato undici soggetti, tra i quali quattro della provincia aretusea, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al trasporto, alla distribuzione ed alla cessione sul mercato di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e ecstasy, reperite ed acquistate sul mercato illegale internazionale, prevalentemente in Colombia.
Ma i reati in forte aumento sono i furti in appartamenti, magazzini, garage, il lavoro nero e l’abusivismo diffuso. Altro aspetto criminoso, che interessa la salute dei cittadini, è il cattivo mantenimento di prodotti destinati alla popolazione, come pane, carne, salumi, formaggi e tanto altro ancora nei locali pubblici. Reati che per la cronaca sono stati scoperti copiosi dalle forze di polizia.
Ma l’allarme sociale è nella nuova frontiera dell’estorsione con un nuovo metodo. Non più richieste individuali ai negozianti, ma attraverso i grossisti che riforniscono i negozi, i ristoranti, i bar, i panifici, gli alberghi e tutto il resto. La domanda arriva con eleganza e mai con la minaccia come una volta. Nella buona sostanza, la “preghiera dell’ambasciatore” spiega semplicemente che il negoziante deve servirsi per i suoi approvvigionamenti al grossista di “fiducia” indicato dall’inviato, che di solito è “l’amico buono” dell’amico del commerciante. E questa metodologia si espande in tutti i settori, ma la più diffusa è nel comparto alimentare: frutta e verdura, pane e derivati della farina, acqua, vino, liquori e bevande, carne, pesce e altro, così come nel gioco d’azzardo e l’usura.
Per quanto riguarda il sodalizio di Santa Panagia, il cui elemento di vertice risulta essere stato coinvolto in episodi di natura estorsiva, si conferma, uno stato di equilibrio con quello che è rimasto dei vecchi altri clan, per la gestione degli affari criminali in generale, con le altre consorterie operanti sullo stesso territorio.
Con l’operazione antidroga “Aretusa” dell’aprile 2017 furono arrestati i vertici del sodalizio criminale degli Urso. In particolare l’indagine aveva rivelato che tre distinti sodalizi, capeggiati da elementi di spicco del clan Urso-Bottaro-Attanasio, ancorché tra loro distinti e dotati di autonomia operativa ed economica, avevano operato in sostanziale armonia tra loro e con sistematiche forme di collaborazione reciproca, allo scopo di monopolizzare le piazze di spaccio del capoluogo aretuseo.
Il vecchio fenomeno dei “clienti” che non pagano la droga è scomparso con i vecchi clan; chi non pagava era minacciato. Ora per risparmiare sulla mano d’opera sono anche i familiari che vengono utilizzati come pusher o per nascondere gli approvvigionamenti di droga in più punti per un giro di affari davvero notevole.
Le indagini delle forze di polizia sono ormai a catena di montaggio. Arresti copiosi in lungo e in largo per tutto il territorio siracusano, confermano inquirenti e investigatori lavorano alacremente, con arresti in sequenza continua, regolare e avvicendata. Si tratta di gruppi organizzati in una condizione di lavoro attiva H24 stabile, che non viene scalfita dagli arresti copiosi anche in flagranza di reato, effettuati da polizia, carabinieri e guardia di finanza.
Il volume d’affari dei gruppi criminali, ormai scollegati tra di loro, somma una montagna di denaro liquido ogni giorno. Nel preventivo di spesa ci sono le somme per il mantenimento dei familiari degli arrestati e le spese degli avvocati. Un esempio: solo 100 dosi di cocaina quotidianamente vendute, formano un introito di circa 3.000 euro al giorno. Nel corso delle indagini, oltre agli arresti, sono stati sequestrati chili e chili di cocaina e di hashish e tanti soldi in contanti, oltre ad armi e munizioni.
Inutile dire che prosegue senza sosta e tanto impegno l’attività di prevenzione dei carabinieri e della polizia di Stato e della guardia di finanza attraverso il lavoro capillare degli investigatori specializzati nel settore droga, oltre al controllo del territorio con spiegamento di uomini e mezzi.
Un passo indietro per capire che non è cambiato nulla nel fenomeno delle estorsioni; nella buona sostanza tutto si svolge nello stesso identico antico metodo e maniera. Nel merito, le motivazioni della sentenza di proscioglimento dei 4 cavalieri del lavoro (Costanzo, Graci, Finocchiaro e Rendo), il giudice istruttore di Catania, Luigi Russo, scrisse il 29 marzo 1991: “Il rapporto che si viene a creare con la protezione (…) è abnormemente assimilabile al contratto assicurativo; l’abnormità sta nel fatto che la fonte del rischio è costituita dallo stesso assicuratore (…) Di fronte a siffatto devastante fenomeno le imprese siciliane hanno certamente reagito. Ciascuna a modo suo, secondo soluzioni suggerite da peculiari circostanze o da scelte di fondo operate dai titolari delle stesse. Non si può escludere che taluno degli imprenditori per risolvere il problema alla radice, abbia ritenuto utile affiliarsi esso stesso alla mafia o aderirvi di fatto. In altri casi, e sono la maggioranza, l’imprenditore ha scelto una via di non conflittualità con l’organizzazione criminale, secondo schemi e parametri operativi non sussumibili in tipologia predeterminate, genericamente individuabile nell’accettazione del “contratto di protezione globale”. Oggi è cambiata la forma, ma non la sostanza.
Da quanto sopra esposto, è chiaro che anche per la provincia di Siracusa permane un particolare e forte interesse della criminalità organizzata per il traffico di stupefacenti e per le estorsioni, settore appannaggio sia della criminalità organizzata che di quella comune con i nuovi gruppi indipendente. Sul fronte degli stupefacenti, anche nel semestre in esame si sono registrati. Nel gennaio 2019 l’operazione “Eclipse” ha rivelato episodi di tentata estorsione aggravata in concorso ed associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tutto aggravato dall’agevolazione dell’associazione mafiosa della famiglia aretusee dei Trigila di Noto e dei Crapula di Avola. Nel corso dell’operazione erano state sequestrate sostanze stupefacenti ed armi detenute illegalmente. Si ricorda l’operazione “Knock out” del maggio 2013 con la quale fu smantellata un’organizzazione dedita al traffico e spaccio di stupefacenti, riconducibile al clan Linquanti. Si ricorda l’operazione “Araba fenice” del luglio 2018, eseguita a Siracusa, Ragusa e Catania nei confronti di 19 indagati, fra i quali elementi di spicco della consorteria Giuliano. L’indagine aveva rivelato il condizionamento delle attività economiche del territorio da parte del sodalizio, con intimidazioni nei confronti di produttori e commercianti locali. Nel corso della medesima operazione era stato anche sottoposto a vincolo reale preventivo il patrimonio di una società di commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli, con sede a Pachino, facente sempre capo alla citata compagine criminale. In data 14 novembre 2019, a Siracusa, la Polizia di Stato ha tratto in arresto in flagranza di reato due soggetti ritenuti responsabili del reato di tentata estorsione aggravata nei confronti dei titolari di un esercizio pubblico.
La criminalità organizzata ha esteso a tutte le proprie attività mettendo in atto un basso profilo per non destare allarme sociale e, quindi, costringere, le istituzioni ad attività di prevenzione più attenta e la presenza massiccia sul territorio. Specie con la crisi che si è creata dopo il Covid-19; un’occasione per investire pochi soldi per accaparrarsi attività entrate in procinto di fallimento a buon prezzo, con il pericolo di contaminare zone in cui finora hanno lavorato imprenditori galantuomini: edilizia, trasporti, agricoltura, piccole industrie e commercio.
In tutto il territorio siracusano, il fenomeno delle estorsioni rimane sotto traccia, in cui è sempre tenuta alta l’attenzione e l’invito delle forze di polizia a denunciare. Estorsione e usura, sono i reati socialmente preoccupanti la cui portata è difficile da rilevare. Emerge spesso solo a seguito di indagini complesse, prolungate, approfondite, per via della forza intimidatrice della criminalità organizzata. Le organizzazioni criminali sono la principale forma del controllo territorio sud del siracusano; canale privilegiato per infiltrarsi nell’economia legale.
L’estorsione non costituisce soltanto un profitto e un approvvigionamento dei propri affiliati, ma rappresenta soprattutto uno dei banchi di prova per misurare la supremazia dei gruppi su un determinato territorio, testare la fedeltà di esattori e cassieri, valutare l’efficienza delle nuove leve tratte spesso dai ranghi della micro-criminalità, il recapito delle richieste di denaro, l’esecuzione di rappresaglie.
Esiste un filo diretto tra la pratica estorsiva e l’opportunità di riciclare ingenti quantità di denaro. Secondo la Dia è quest’aspetto ad aver determinato la fortuna di queste attività nelle strategie mafiose del passato, soprattutto in una situazione in cui le organizzazioni malavitose diventano “impresa” e assumono il controllo di interi assetti societari.
In materia di mafia e affari, da non sottovalutare la “La pericolosità della “zona grigia”, di cui ha parlato a lungo il procuratore Nicola Gratteri.
Riporta la relazione della Dia: “Sono proprio queste fasce deviate dell’imprenditoria che diventano l’area grigia che consente alla mafia di creare un’altra area grigia all’interno della Pubblica Amministrazione. Una proprietà transitiva in cui il professionista colluso inocula la mafia nell’Ente locale spesso attraverso la corruzione. Una condotta delittuosa che ha un costo in termini di denaro o di altre utilità che vengono offerte al funzionario pubblico. Un costo che però crea fidelizzazione: il funzionario, una volta corrotto, specie se corrotto dalla mafia, diventerà punto di riferimento dell’organizzazione, non avrà margini di ripensamento, sarà, in definitiva egli stesso mafioso”.
Concetto Alota