S’infittisce l’inchiesta della Procura di Messina sul “Sistema Siracusa” in cui entra nella scena la corsa contro il tempo dei Pm messinesi, per il deposito della richiesta di rinvio a giudizio che dovrà avvenire entro la fine del corrente mese, altrimenti scatta per tutti gli indagati la revoca delle misure cautelari.
A complicare il lavoro degli inquirenti della Procura di Messina ci sarebbero i sospetti sulle possibili discrepanze nelle dichiarazioni rilasciate da alcuni indagati. I Pm devono chiarire alcune discordanze tra le dichiarazioni di Piero amara e Giuseppe Calafiore, e i divari con altre dichiarazioni di altri indagati, con i tanti possibili ulteriori sviluppi sulle decisioni dei magistrati titolari dell’inchiesta.
Stamane il contro esame di Giuseppe Calafiore ha vissuto momenti di nervosismo e commozione. Incalzato a chiarire i rapporti che lo legano all’ex sostituto procuratore di Siracusa, Giancarlo Longo, ambedue implicati nell’ambito dell’inchiesta “Sistema Siracusa”; Calafiore si è emozionato e con le lacrime agli occhi davanti al Gip, Maria Militello, ha dichiarato: “Chiedo scusa, dovete capire la mia difficoltà, parlo di un mio caro amico”. Poi, nel contro esame sostenuto dall’avvocato Candido Bonaventura, che difende l’ex Pm Longo, Calafiore ha raccontato di avere una profonda amicizia con l’ex Pm della Procura aretusea; lo stesso ha poi scartato che i pagamenti a favore di Longo siano avvenuti tramite carte di credito o bonifici bancari. Ha, invece, narrato che i soldi glieli dava lui personalmente in contanti ma a solo titolo di prestito. Ha anche detto che nessun ruolo avrebbe avuto in tale circostanza l’imprenditore, Alessandro Ferraro.
A proposito di Ferraro, rispondendo alle domande dell’avvocata Maria Spurio, Calafiore ha chiarito alcuni punti rispetto al fascicolo che sarebbe stato confezionato contro alcuni sostituti procuratori siracusani che erano considerati non schierati. Erano state inviate due mail una delle quali pervenuta a Ferraro. Quest’ultima e-mail, nel convincimento di Ferraro, avrebbe dovuto essere un’istanza di astensione del Gip, peraltro, successiva alla data di ricusazione. Ferraro avrebbe depositato il documento il 19 febbraio 2014 convinto che si trattasse dell’astensione e non della ricusazione del giudice.
Nel contro esame sostenuto dall’avvocato Giuseppe Cavallaro, che difende il giornalista Giuseppe Guastella, Calafiore ha esordito affermando che i Pm avrebbero descritto con precisione il direttore del Diario 1984. Incalzato dalle domande del difensore, però, ha detto di non avere ceduto al suggerimento dell’avvocato Amara di pagare Guastella per evitare di pubblicare articoli contro i suoi clienti. Si è poi trincerato in una serie di “non ricordo”, rispetto alle pressioni che avrebbe fatto nei confronti del direttore del “Corriere di Sicilia” per la pubblicazione d’intercettazioni nell’ambito dell’operazione “Oro blu”, processo in corso di svolgimento presso il tribunale di Siracusa.
Dall’incidente probatorio, sono affiorate molte differenze sulle dichiarazioni rilasciate dall’avv. Amara e quelle sostenute davanti ai pubblici ministeri da Calafiore. Dichiarazioni che sono oggetto di approfondimento da parte delle procure di Messina, di Milano e Roma. Un saldo che si allarga, ma che allo stesso tempo si restringe attorno ai principali attori del “Sistema Siracusa”.
Contemporaneamente, il gip Vermiglio ha disposto la revoca degli arresti domiciliari nei confronti di Davide Venezia, per tramutarla in obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Concetto Alota