“Sistema Siracusa” diviso in tre tronconi processuali: è l’inizio di un lungo “turismo giudiziario”

Prendono strade diverse i 3 tronconi processuali scaturiti dall’inchiesta della Procura di Messina e denominata “Sistema Siracusa”. Il primo, davanti al Gup Tiziana Leanza, si risolve col patteggiamento per 3 imputati: l’ex Pm di Siracusa Giancarlo Longo, che ha concordato con gli ex colleghi messinesi la pena di 5 anni, le dimissioni da magistrato e la rinuncia del Tfr maturato, accusato di essere l’artefice di atti giudiziari materialmente e ideologicamente falsi. Per l’accusa, si sarebbe auto-assegnato procedimenti d’indagine con “l’esclusivo scopo di consentire all’associazione di assumere informazioni in ordine a indagini in corso, assegnate ad altri Pubblici ministeri della Procura di Siracusa (…) creare indizi non veri, per il tramite di consulenze tecniche ideologicamente false”. Uno dei consulenti di cui avrebbe disposto Longo è Francesco Perricone, che ha chiesto il patteggiamento a 2 anni. E’ accusato di falsità ideologica per avere redatto una consulenza che escludeva la sussistenza d’ipotesi di reato per imprese del Gruppo Paratore e per il Gruppo Frontino. Anche il consulente Giuseppe Cirasa (che patteggia a 5 mesi) si sarebbe prestato per consentire all’ex sostituto Longo di redigere un verbale di informazioni formato in data posteriore a quella recata nel documento.

Nel secondo troncone confluiscono gli imputati ammessi al rito abbreviato: Salvatore Maria Pace è il consulente tecnico nominato dal Cga per determinare il risarcimento che il Comune doveva all’Open Land per il centro commerciale di Epipoli. Per i Pm, Pace, su impulso dell’avv. Calafiore, avrebbe sovrastimato la quantificazione del danno; Davide Venezia avrebbe assunto l’amministrazione di imprese riconducibili a  Calafiore e Amara mettendo a disposizione fondi destinati a remunerare Longo; l’avv. Ornella Ambrogio e il dott. Davide Rapisarda rispondono di violazione del segreto d’ufficio perché, su richiesta di Calafiore, si facevano rivelare da Longo la presenza di un procedimento penale a carico del notaio Coltraro.

Nel troncone principe dell’inchiesta sono imputate 10 persone. Alessandro Ferraro è accusato di essere stato intermediario nel versamento a Longo e al professore Mineo di somme di denaro ricevute da Amara e di avere presentato una falsa denuncia per il depistaggio Eni. Fabrizio Centofanti avrebbe eseguito pagamenti per un viaggio a Dubai di cui avrebbe usufruito Longo. Gianluca De Micheli avrebbe confutato le valutazioni dell’Agenzia delle Entrate su una segnalazione fiscale alla Emmea. Giuseppe Guastella è accusato di avere redatto articoli diffamatori nei confronti di alcuni magistrati su suggerimento di Amara. Sebastiano Miano è coinvolto nell’ipotesi di corruzione per la vicenda Isab. Vincenzo Naso da consulente del Cga nel procedimento delle 71 villette a Epipoli, avrebbe formato una consulenza falsa con cui riconosceva ad Am Group un danno sovrastimato. Mauro Verace, da consulente tecnico dell’ex sostituto Longo avrebbe redatto una falsa perizia in cui affermava la regolarità urbanistica dell’ampliamento della discarica Cisma. Il notaio Coltraro deve rispondere di calunnia nei confronti del direttore dell’agenzia delle entrate in relazione all’omesso pagamento delle imposte. Riccardo Sciuto è accusato di avere depositato al Pm Longo un elaborato falso in cui s’imputava all’inefficienza del sistema informatico della banca le irregolarità nei pagamenti delle imposte da parte di Coltraro. Risponde di ricettazione Bruno Gastaldi perché si sarebbe prestato a ricevere somme in contanti destinate a Longo.

L’accusa ha ottenuto il giudizio per tutti gli imputati; la difesa sostieneche i loro assistiti vadano tutti assolti. Le due parti si ritroveranno il 12 novembre nell’aula del tribunale di Messina per la prima fase del processo che si presenta ricco di colpi di scena e di tanta carta bollata.

Ma l‘avventura per alcuni degli indagati del “Sistema Siracusa” non è finita, ed anzi entrano nuovi personaggi nella scena giudiziaria; inizia così per tanti un “turismo giudiziario” lungo lo Stivale. Infatti, sono le procure di Roma e Milano che devono imbastire diversi fascicoli delle varie inchieste nell’ambito della complessa attività, tra le quali il caso Consip, il nuovo filone d’indagine che punta al Consiglio di Stato, “corruzione in atti giudiziari”, alle presunte manovre di depistaggio per “condizionare le inchieste milanesi Eni-Nigeria ed Eni-Algeria,filone dell’inchiesta che s’intreccia con le indagini delle procure di Roma e Messina, così come della mini tornata elettorale di Pachino e Rosolini. Inchiesta della Procura di Palermo, avocata dalla Procura di Roma, sulla corruzione alle mini-elezioni a Pachino e Rosolini nel 2014. Fra gli indagati il deputato regionale Gennuso e gli avvocati Amara e Calafiore, ma anche Lombardo e Romano. Sentiti a suo tempo dalla guardia di finanza alcuni politici regionali, quando furono eseguiti i controlli sulle movimentazioni di denaro e sui conti correnti di candidati e giudici; ma durante le indagini gli inquirenti s’imbattono in molte coincidenze con il “sistema ammazza-sentenze” emerso a Messina e Roma. In merito Enzo Vinciullo, con tono grave alla presenza dei colleghi deputati Bruno Marziano e Pippo Gianni, lancia l’allarme: “Ho saputo che faranno rifare le elezioni. Signori miei, prepariamoci perché sarà un bordello. Non lasciatemi solo…”. E in tal senso, secondo le indiscrezioni trapelate, i Pm romani titolali dell’inchiesta già nei primi giorni di settembre avrebbero in programma di convocare sia gli indagati che le vittime.

Concetto Alota

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