La Procura di Messina ritiene di avere trovato quegli ulteriori elementi probatori a riscontro delle accuse avanzate nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Sistema Siracusa”. Il procuratore Maurizio De Lucia e i tre “sostituti” che hanno coordinato l’inchiesta su procedimenti penali aggiustati e depistaggi, si stanno avviando a grandi passi verso l’epilogo della prima fase delle indagini con l’imminente emissione dell’avviso di conclusione delle indagini e la conseguenziale richiesta di rinvio a giudizio a carico di tutte le persone a vario titolo coinvolte nei casi descritti nel corposo fascicolo giudiziario. L’elenco degli attuali 15 indagati, però, potrebbe allungarsi se dovessero essere aggiunte altre persone, coinvolte a seguito dell’approfondimento delle indagini.
Dal 7 febbraio, giorno in cui sono scattate le misure cautelari, ad oggi, il lavoro degli inquirenti è proseguito senza soluzione di continuità e poi suffragato dalle confessioni dei principali protagonisti del cosiddetto “Sistema Siracusa”. Diversi riscontri sono stati eseguiti dagli inquirenti a cominciare dalla voluminosa documentazione ritrovata sottoterra dagli investigatori della guardia di finanza pochi giorni dopo l’arresto degli indagati. Sui documenti e su tutti gli altri elementi aggiunti al fascicolo principale è stato eretto un muro di riserbo.
Mentre alcuni indagati attendono l’esito del ricorso per Cassazione da cui sperano di ottenere l’annullamento dell’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Messina, Maria Vermiglio, i riflettori sono puntati sulle prossime mosse che farà la Procura peloritana. I magistrati hanno dato parere favorevole ad attenuare la misura cautelare nei confronti dell’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo, dell’avv. Piero Amara e dell’avv. Calafiore avendo ritenuto esaustivi gli interrogatori. Si tratta per lo più di ammissioni rispetto ai numerosi episodi oggetto delle contestazioni.
Intanto, il flusso dell’inchiesta della procura messinese si è riversato su uno dei rivoli alimentato dall’ormai noto esposto presentato nel maggio di due anni fa da 8 sostituti procuratori di Siracusa al Consiglio superiore della magistratura per lamentare. E proprio il plenum del Csm ha in esame mercoledì la proposta di trasferimento del procuratore capo Francesco Paolo Giordano per incompatibilità ambientale. Com’è noto, la proposta è stata articolata dalla prima commissione del Csm che scrive nella relazione come “il complesso degli elementi probatori acquisiti consenta di affermare che il dott. Giordano non possa esercitare, in piena indipendenza e imparzialità, alcuna funzione giudiziaria nel circondario di Siracusa”.