Una quarantina di detenuti è stata identificata come responsabile della rivolta all’interno della casa circondariale di contrada Cavadonna, mentre si fa la conta dei danni. E’ questa una delle ripercussioni legate alla manifestazione di protesta inscenata la sera di lunedì all’istituto di pena siracusano.
In tutto una settantina di detenuti ha inscenato una manifestazione di protesta salendo sui tetti del penitenziario, bruciando lenzuola e materassi. Una forma di protesta avvenuta sulla scia di quanto registrato nella giornata nella stessa giornata in altre carceri italiane con conseguenze ben più gravi. L’allarme è scattato intorno alle 22 e in brevissimo tempo il penitenziario siracusano è stato presidiato dalle forze dell’ordine intervenute in massa per prevenire episodi più violenti come avvenuto in altre carceri siracusane.
Carabinieri, polizia di Stato, guardia di finanza hanno cinturato l’ingresso del carcere, temendo che la protesta potesse travalicare. E’ stato necessario l’intervento di un elicottero del gruppo Elinucleo dei carabinieri di Catania per illuminare una porzione di tetto del penitenziario, su cui si erano asserragliati alcuni detenuti. Anche i vigili del fuoco hanno dato il loro contributo con cellule fotoelettriche che hanno illuminato a giorno l’intera struttura. Nel cuore della notte è stato possibile sedare gli animi.
Il Garante dei diritti delle persone private della libertà del comune capoluogo, Giovanni Villari, si è recato nuovamente ieri mattina, a distanza di poche ore, alla casa circondariale di Cavadonna per prendere visione delle conseguenze delle proteste avvenute lunedì sera. “I danni sono seri – riferisce Villari – e per la direzione del carcere non sarà facile porvi rimedio, considerando anche la fase che stiamo attraversando. Stamattina al carcere, su richiesta del direttore, Aldo Tiralongo, è arrivato il magistrato di sorveglianza di competenza, per ascoltare le richieste di una ristretta delegazione di detenuti coinvolti”. La protesta, riferisce il Garante, ha interessato i reclusi del Blocco 50, dove si stanno contando i danni. “Devo però segnalare – aggiunge – che non tutte le persone ospitate in quella sezione vi hanno preso parte. Al piano terreno la cucina è inutilizzabile, sono stati distrutti televisori, circuiti di sorveglianza e altre attrezzature; anche le celle risultano gravemente danneggiate. Il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria ha sospeso le traduzioni per lo sfollamento, ragione per cui i detenuti le cui sezioni non sono momentaneamente agibili dovranno essere distribuiti sempre all’interno del penitenziario di Cavadonna. Questo aggraverà ulteriormente il sovraffollamento del quale la struttura soffre oramai in maniera endemica”.
Sulla sommossa all’istituto di pena di Cavadonna, dice la sua il parlamentare del M5S, Paolo Ficara: “E’ stata una notte difficile quella vissuta nella casa circondariale di Cavadonna. Proprio nella giornata di ieri sono stato in contatto con il direttore della struttura ed il prefetto. Sono fortemente convinto, ma non sono il solo, che ci sia una regia dietro queste sommosse nelle carceri italiane. Le misure restrittive anche nelle visite dei familiari ai detenuti si sono rese necessarie, così come per il resto del Paese. Tutti, compresi i detenuti, devono comprendere che si tratta di provvedimenti assunti per tutelare la salute di ognuno. Con la violenza, è stato chiaro il ministro Bonafede, non si dialoga e non si scende a patti”.
Il deputato pentastellato esprime “Massima solidarietà alla direzione della struttura e la mia personale vicinanza e gratitudine alla Prefettura, alla Polizia Penitenziaria e a tutte le forze dell’ordine intervenute per riportare calma in una situazione che poteva diventare critica”.
F. N.