Sarà affrontata a maggio davanti al Gip del tribunale di Catanial’opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura distrettuale Antimafia, la vicenda legata alla tentata estorsione denunciata dal deputato all’Ars Pippo Gennuso e dai suoi figli imprenditori Luigi e Riccardo. Per quella vicenda sono finiti in carcere nella scorsa estate i tre fratelli portopalesi Giuseppe, Giovanni e Claudio Aprile e agli arresti domiciliari il pachinese Salvatore Midolo.
Il caso è emerso il 23 giugno con l’arresto dei 4 indagati, su richiesta del pm Marco Di Mauro, che aveva delegato le indagini ai poliziotti del Commissariato di Pachino. Il magistrato contestava loro in concorso il tentativo di estorsione che faceva seguito a un furto di mezzi agricoli subito in una azienda della famiglia Gennuso.
L’indagine si è sgonfiata quasi subito, tanto da determinare la remissione in libertà di Midolo, difeso dall’avv. Luigi Caruso Verso, subito dopo l’interrogatorio di garanzia e successivamente a quella dei tre fratelli Aprile, tutti difesi dall’avv. Giuseppe Gurrieri, su determinazione del Tribunale del riesame di Catania, che annullò l’ordinanza di carcerazione per carenza di indizi di colpevolezza a carico degli indagati.
La Procura di Siracusa propose ricorso in Cassazione che, con 3 distinte sentenze li ha tutti rigettati. Nel frattempo, il fascicolo è passato alla Procura distrettuale antimafia di Catania, che ha ritenuto dovere avanzare richiesta di archiviazione, sulla scorta del fatto che le dichiarazioni dei tre componenti della famiglia Gennuso, padre e figli, sarebbero discordanti tra loro, e poco consistenti sul piano accusatorio, tanto da concludere che “la compromessa attendibilità delle dichiarazioni rese da Gennuso Luigi e del riconoscimento personale dei fratelli Aprile Giuseppe, Giovanni e Claudio da lui effettuato, non consente di ritenere acquisito un qualificato quadro probatorio […] idoneo a sostenere l’accusa”.