A poche ore dalla diffusione della notizia con la quale la Prima Commissione del Csm, con l’astensione del presidente, ha chiesto al Plenum di trasferire d’ufficio per incompatibilità ambientale il procuratore capo della Procura di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, negli ambienti giudiziari e dei salotti della politica romana, si parla insistentemente del “Caso Siracusa”, rappresentando come il Csm sul trasferimento del procuratore Giordano si presenta nei numeri dell’Organo di autogoverno dei magistrati spaccato in due: da un lato c’è chi avverte una condizione che dura da qualche anno in un Procura considerata da sempre “calda” e “accerchiata” per i noti fatti fin dai tempi del procuratore capo Ugo Rossi che fece molto scalpore con le due inchieste, “Veleni in Procura” e “Attacco alla Procura”, dall’altro come Giordano ha regolarmente denunciato con lunghi documenti inviati ad ogni ordine e grado, rispettando la gerarchia: alla Procura Generale di Catania e al Csm.
Vi è poi, secondo le poche indiscrezioni trapelate, chi conforma la sussistenza dell’esposto fatto dagli otto sostituti, che ha una valenza di forte e necessaria denuncia, ma che, alla stessa maniera, anche le diverse e puntuali note informative che Giordano ha inoltrato nella contestuale condizione temporale, davano lo stesso senso e direzione di denuncia, fino a creare un parallelo con l’esposto stesso, anche se in termini e prospettive logicamente diverse e per certi aspetti lontani e che risentivano i brutti trascorsi, quando Giordano non c’era, però.
Insomma, non è del tutto scontato che il procuratore Giordano sarà trasferito con un tratto di penna e a cuore leggero. Le probabilità, a ben sentire, sono del 50%; si tratterà, di fatto, di un combattimento sul filo di lana, con un lieve vantaggio verso la riconferma a rimanere presso la Procura di Siracusa, fino a fine del suo mandato.
È anche vero che gli avversari si accusano sempre a vicenda, ma il correntismo nella magistratura è sicuramente una patologia da combattere, da debellare o da riordinare, ma dall’interno del sistema giudiziario. Certo, si possono commettere errori, anche gravi. Come può accadere che su delle scelte del Csm soppesino fattori inopportuni come le appartenenze alle correnti, oppure o i localismi territoriali, mentre sarebbe giusto fare sempre l’analisi approfondita fuori dagli schemi della lotta delle parti. La decisone della Prima Commissione è comunque da rispettare.
Concetto Alota