Ancora una ‘fumata nera’ dai negoziati per un cessate il fuoco a Gazae un accordo per il rilascio degli ostaggi. Nonostante l’ottimismo dell‘Egitto, che ha parlato stamane di “progressi significativi su diversi punti controversi“, le delegazioni hanno lasciato la capitale egiziana ancora una volta senza un accordo. Sicuramente ha lasciato il campo negoziale la rappresentanza di Hamas, ma secondo ‘Times of Israel’ anche le delegazioni Usa e israeliana starebbero per partire dalla capitale egiziana “nelle prossime ore”.
Luci e ombre sull’esito della 24 ore cairota. Se l’Egitto resta ottimista e parla di ‘progressi’ in un documento finale, Israele e Hamas hanno ‘minimizzato’ i risultati degli incontri. “Non vediamo ancora un accordo all’orizzonte”, ha detto un funzionario israeliano al sito di notizie Ynet. “La distanza tra le parti è ancora grande e finora non c’è stato nulla di nuovo”, ha aggiunto, sottolineando che la delegazione israeliana non aveva ancora lasciato il Cairo. I commenti del funzionario sono arrivati poco dopo che anche un alto dirigente non identificato di Hamas a Gaza aveva negato progressi nei colloqui, dicendo alla rete di notizie Al-Mayadeen affiliata a Hezbollah che “finora non ci sono progressi” e incolpando “l’ostinazione” di Israele.
La delegazione israeliana era guidata da David Barnea, capo del Mossad, e dal capo dello Shin Bet Ronen Bar. La delegazione di Hamas, invitata dall’Egitto, era guidata da Khalil Al-Hayya, vice capo del gruppo terroristico a Gaza. Gli altri due paesi mediatori, Egitto e Qatar, erano rappresentati rispettivamente da Abbas Kamel, capo della direzione dell’intelligence egiziana, e dal primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani.
Persiste però l’ottimismo egiziano e un alto funzionario egiziano ha detto al sito di notizie New Arab con sede a Londra, sostenuto dal Qatar, che “l’accordo si sta avvicinando intensamente”, con una tregua umanitaria probabile durante la festività dell’Eid al-Fitr, dal 9 al 12 aprile, che segna la fine del mese sacro dell’Islam, il Ramadan. Ma sarà necessario comunque che Israele trovi anche la quadra politica all’interno del Paese. Netanyahu è sotto tiro dei ‘falchi’ dopo il ritiro parziale delle truppe israeliane dal Sud di Gaza, e i partiti di destra al governo minacciano: “Non rimarrà al suo posto senza un attacco su larga scala a Rafah”. Nel frattempo, il leader dell’estrema destra religiosa, Bezalel Smotrich, ha convocato i ministri e i colleghi, membri della Knesset, per aggiornamenti e consultazioni, che sono stati definiti “urgenti” proprio sull’eventuale accordo per la liberazione degli ostaggi.