Fede, turismo, religione, ma anche economia e promozione del territorio. All’insegna della spiritualità e della cultura si può vivere un’esperienza turistica indimenticabile. La nostra regione è ricca di santuari, monasteri, abbazie, conventi, centri spirituali in cui si può anche soggiornare. Tra le mete religiose più gettonate in Sicilia c’è il Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa che ieri ha ospitato un convegno dedicato a “Il pellegrinaggio: atto di devozione ed incontro tra le genti”, inserito nell’ambito del progetto Trip Sicilia, (finanziato con le risorse del PSR, il Programma di Sviluppo Rurale della Regione Siciliana 2014/2020 – Misura 16 – Cooperazione), recepito dal Gal (Gruppo di Azione Locale) Natiblei e promosso dalla rete di imprese Smart Land Iblei.
“La visita ai Santuari avviene seguendo dinamiche sempre diverse. In ciascun gruppo ci sono storie e aspettative differenti – ha spiegato padre Davide Perdono’, rettore del santuario di Materdonimi (Av), delegato per il collegamento nazionale dei santuari – Come si fa a comprenderle? Tutto sta nella capacità di saper accogliere. La pietà popolare ha una grande ricchezza e ci fa capire l’essenza della fede. Il pellegrinaggio è cambiato, è diventato anch’esso turismo. Per promuoverlo occorre lavorare in sinergia, questo significa che ciascuno deve svolgere le proprie mansioni, senza oscurare l’essenza stessa della devozione e ricordando sempre che il pellegrino porta con sè fragilità e la necessità di essere sostenuto. Ma soprattutto non bisogna dimenticare mai che il santuario non lo costruisce l’uomo: è sempre un luogo che Dio sceglie”.
In Sicilia si annuncia una crescita rivoluzionaria del turismo religioso che testimonia l’attaccamento alla fede ma anche – e questo riguarda i più giovani – la propensione a visitare luoghi e monumenti per acquisire conoscenze.
“Aumentare l’offerta turistica, puntando anche sul turismo religioso. Oltre il 50 per cento dei beni che mettiamo a disposizione dei viaggiatori è rappresentato proprio dal patrimonio religioso – ha sottolineato Vincenzo Parlato, presidente Gal Natiblei –
Fino ad oggi mancava una comunicazione tra i diversi attori, quello che in questa giornata di lavori siamo invece riusciti a fare. Adesso è il momento di tradurre in offerta turistica integrata tutte le idee che ciascun operatore ha proposto”.
Il turismo religioso è soprattutto conviviale perché pone la persona al centro e offre l’opportunità di creare una nuova comunità. Il concetto di accoglienza è stato difatti ribadito più volte da tutti i relatori.
“Il turismo religioso è un turismo che va costruito sulle comunità. Spesso, purtroppo, viviamo esperienze stereotipate che non hanno nulla a che vedere con il contesto locale – ha detto Simone Bozzato, professore associato all’Università di Roma Tor Vergata- Occorre passare a una fase differente, partendo da processi di formazione che seguano l’imprinting del territorio e su questi processi di sviluppo locale può essere innestato il turismo religioso. La comunità deve essere un riferimento. I cittadini vanno messi nella condizione di saper accogliere”.
I santuari sono luoghi commemorativi: tombe di martiri, sedi di apparizioni, centri di atti miracolosi. La storia che aleggia attorno al santuario si esprime molto spesso attraverso l’arte in tutte le sue forme espressive: dall’architettura alla figurazione scultorea e pittorica, dalla letteratura agli ex-voto, dalle musiche agli organi.
Le chiese – come ha infatti spiegato il critico d’arte e docente universitario ordinario di Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Catania, Paolo Giansiracusa – sono musei viventi.
Turismo e spiritualità, un binomio sempre più forte. In Italia ci sono oltre 6mila chilometri di cammini religiosi, 1500 santuari, 30mila chiese, 700 musei diocesani, monasteri e conventi. Il pellegrino è un viaggiatore semplice, ma carico di valori che si mette in viaggio per approfondire la propria fede in un contesto di esclusiva spiritualità. Senza dimenticare le necessità dei viaggiatori con disabilità, come ha ricordato Bernadette Lo Bianco, disability manager, presidente dell’associazione “Sicilia turismo per tutti”.
Pensare ai cittadini di una comunità tutelando i luoghi: per il presidente del Parco Culturale ecclesiale Terre dell’invisibile, Pucci Piccione, il parco culturale deve riuscire a mettere insieme le varie realtà, i conventi e le parrocchie per avere una visione unitaria di un territorio.
Dai dati forniti da Alberto Dragone del coordinamento e sviluppo settore percorsi Terre di mezzo editore, emerge che più del 50 per cento di chi sceglie il cammino religioso lo fa per conoscere i borghi e il territorio, per il benessere emotivo e per stare in mezzo alla natura. Il camminare affascina trasversalmente tutte le generazioni. Il 66,9 per cento ha dai 30 ai 60 anni; il 50,4 per cento sono donne.
Giuseppe Matarazzo, siciliano, giornalista del quotidiano ‘Avvenire’ ha ribadito l’importanza del concetto di accoglienza e la necessità di mettere in rete tutte le offerte da proporre ai viaggiatori.
“Riuscire ad essere attrattivi per i piccoli borghi degli iblei, le cosiddette mete del turismo minore, è possibile solo se le comunità locali riescono ad offrire la giusta accoglienza”.
Erano presenti inoltre, l’assessore Dario Tota, in rappresentanza del sindaco di Siracusa; don Roberto Fucile, direttore dell’ufficio per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport della Cesi; Titta Rizza, presidente dell’associazione Turismo religioso Aprotur; Giuseppe Taglia, dirigente dell’Ispettorato dell’Agricoltura di Siracusa.
A concludere i lavori è stato Pippo Gianninoto, consigliere Gal Natiblei. Il convegno è stato moderato dalla giornalista Laura Valvo.
La mattina, presso la Biblioteca Alagoniana, la tavola rotonda dedicata a “Valorizzare i beni culturali ecclesiali dei piccoli comuni” aveva visto la partecipazione dei responsabili dei parchi culturali ecclesiali delle diocesi di Siracusa, Noto, Ragusa e Caltagirone, degli uffici per la pastorale del tempo libero e del turismo della Cesi, i responsabili del Gal Natiblei, le amministrazioni comunali, l’Agenzia di sviluppo Val d’Anapo.
“Siamo riusciti a far partecipare al nostro progetto i quattro parchi ecclesiali che sono l’anima del turismo religioso – ha concluso Paolo Amenta, presidente dell’Agenzia di sviluppo Val d’Anapo e presidente Anci Sicilia – Nel corso di questo incontro è stata espressa la volontà di lavorare tutti insieme. Il turismo religioso completa e si integra con il turismo rurale, con i percorsi dedicati all’ambiente, ai beni architettonici e culturali del nostro territorio. Il prossimo passo sarà la firma protocollo d’intesa tra tutti i soggetti partecipanti”.
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