L’esercito ucraino ha abbattuto la notte scorsa 16 missili russi durante il 15mo attacco su larga scala delle forze di Mosca, che ha colpito anche infrastrutture critiche in diverse regioni del Paese: lo ha reso noto l’Aeronautica militare ucraina, secondo cui le forze russe hanno lanciato oltre 30 missili.
Lo riporta il Kyiv Independent.
La Russia ha colpito la notte scorsa obiettivi nel nord e nell’ovest del Paese, oltre che nelle regioni di Dnipropetrovsk e Kirovohrad, secondo qualto ha noto su Telegram il capo di gabinetto del presidente Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak.
“Un altro attacco missilistico da parte dei russi. Hanno lanciato missili e UAV (droni, ndr) di notte. Purtroppo, ci sono attacchi nel nord e nell’ovest dell’Ucraina, così come nelle regioni di Dnipropetrovsk e Kirovohrad”, ha scritto l’alto funzionario.
Yermak ha aggiunto che le forze russe hanno cambiato tattica, utilizzando finti obiettivi per operazioni di sorveglianza prima degli attacchi e per confondere la difesa aerea di Kiev. “Tuttavia – ha sottolineato – le unità di difesa aerea hanno abbattuto la maggior parte dei missili e degli UAV del nemico”. Come riportato in precedenza, i russi hanno colpito infrastrutture critiche nella regione di Leopoli, hanno riferito le autorità locali su Telegram.
L’Aeronautica militare ha precisato che otto missili da crociera Kalibr sono stati lanciati da una fregata nel Mar Nero, 12 missili da crociera X-101/X-555 sono stato lanciati da due bombardieri strategici Tu-95 dal Mar Caspio e 12 missili da crociera X-22 sono stati lanciati da sei bombardieri a lungo raggio Tu-22 dalla frontiera russa della regione di Kursk. Inoltre, due missili guidati X-59 sono stati lanciati da due aerei tattici Su-35 dall’area occupata di Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia.
Una nuova allerta aerea ha interessato quindi nella notte l’intera Ucraina, con esplosioni avvertite a Kremenchuk nell’oblast di Poltava, nell’Ucraina centrale, mentre il governatore dell’oblast di Leopoli, Maksym Kozytskyi, ha esortato i residenti a rimanere nei rifugi ed ha riferito che le forze russe hanno colpito ‘infrastrutture critiche’. A Pokrovsk, nell’oblast ucraino di Donetsk, si contano tre morti e 11 feriti in seguito all’attacco missilistico di ieri. Una persona è stata uccisa e altre sette sono rimaste ferite invece a Pavlograd, nella regione di Dnipropetrovsk.
Secondo il fondatore dell’organizzazione di mercenari russi Wagner, Yevgeny Prigozhin, la mancata avanzata di Mosca nel Donetsk è causata dalla mostruosa burocrazia militare della Russia. In battaglia “la lentezza dei progressi russi è dovuta alla mostruosa burocrazia militare: Bakhmut, l’epicentro dei combattimenti nell’Ucraina orientale, non sarà conquistata prima di marzo o aprile”, ha detto Prigozhin in un video su Telegram. E ha aggiunto che i progressi dipenderanno dall’invio di “riserve da parte dell’avversario”, criticando la Russia per non essere riuscita a conquistare la città entro la fine del 2022.
La Bielorussia si unirà all’offensiva russa in Ucraina “solo” se verrà attaccata, ha detto il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko.
La Nato accelera sulle munizioni, Lavrov minaccia – La nuova massiccia offensiva della Russia contro l’Ucraina, a un anno dall’invasione di terra, è in una fase di preparazione molto avanzata, se non addirittura “già
iniziata”: movimenti al confine di truppe e mezzi – aerei compresi – non sono passati inosservati, così come le navi nucleari nel Baltico e 4 caccia russi che lunedì hanno sfiorato l’Alaska. Stati Uniti ed Europa intendono quindi accelerare sulla consegna di armi a Kiev che le consentano di difendersi e vincere sul campo di battaglia. Unico modo – secondo l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell – per arrivare ad un negoziato, e quindi alla pace. Mentre da Mosca continuano invece ad arrivare minacce sempre meno velate all’Occidente, in attesa del discorso che il 21 febbraio Vladimir Putin terrà davanti al Parlamento russo.
La Russia invece starebbe subendo pesanti perdite durante il suo assalto continuato alla città di Bakhmut, secondo quanto affermano le autorità di Kiev, citate dai media ucraini. Il gruppo mercenario privato Wager e agli altri i gruppi militanti sostenuti dalla Russia attivi nell’Ucraina orientale starebbero perdendo fino all’80% di alcune delle loro unità d’assalto, ha dichiarato il viceministro della Difesa ucraino Hanna Malyar su Telegram.
Per gli alleati però non è ancora il momento di fornire i jet richiesti dagli ucraini per proteggere i propri cieli dove oggi sono stati intercettati, e in parte abbattuti, anche sei presunti palloni-spia sulla capitale. Per ora il premier svedese Ulf Kristersson, presidente di turno dell’Ue in visita a Kiev da Volodymyr Zelensky, ha proposto la creazione di una coalizione che decida sugli aerei da combattimento. Ma intanto la Nato ha deciso di incrementare urgentemente la produzione di munizioni, di artiglieria come di contraerea, che dopo 12 mesi di guerra cominciano a scarseggiare anche tra gli alleati.
Il segretario generale Jens Stoltenberg ha annunciato, al termine del Consiglio dei ministri della Difesa dell’Alleanza, che oltre agli Usa e alla Francia anche la Germania, la Norvegia e altri Paesi membri hanno firmato contratti con le aziende del settore per incrementare la produzione: “Si stanno rafforzando sia le linee produttive esistenti che investendo in nuove fabbriche”. “Siamo totalmente concentrati a fornire capacità e non solo mezzi”, ha quindi sottolineato il capo del Pentagono, Lloyd Austin, dicendosi convinto che “gli ucraini avranno buone possibilità di fare una differenza significativa sul campo di battaglia e di stabilire l’iniziativa. Ed essere in grado di sfruttare questa iniziativa in futuro”.
Un futuro che potrebbe essere imminente: “La guerra si deciderà questa primavera e questa estate”, ha previsto Borrell, ribadendo la necessità di “aiutare l’Ucraina a vincere”. Un attivismo che a Mosca non risulta ovviamente gradito. In Ucraina l’Occidente sta raggiungendo “il punto di non ritorno” cercando di circondare la Russia e trasformarla in uno “Stato canaglia”, ha tuonato il ministro degli Esteri Serghei Lavrov alla Duma, deciso a “porre fine al monopolio occidentale” e a costruire al suo posto “un sistema globale che impedisca di perseguire interessi egoistici e che sia basato invece su un equilibrio giusto e universale, come previsto dalla Carta dalle Nazioni Unite”.
La Russia ha intanto chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sul sabotaggio al gasdotto Nord Stream di settembre scorso che secondo un’inchiesta del
giornalista di Seymour Hersh sarebbe stato causato dagli Usa con l’aiuto della Norvegia. “E’ stato un atto terroristico” degli Usa contro la Russia e contro la Germania, per far sì che “Berlino non abbia più un ruolo”.
Anche il delfino di Vladimir Putin, Dmitry Medvedev, non ha perso occasione per attaccare via Telegram l’Europa, nelle persone della presidente della Commissione Urusla von der Leyen (“una ginecologa che non capisce di economia”) e dello stesso Borrell, reo di “invocare una fine vittoriosa della guerra”. “La fine dell’Ucraina, ovviamente!”, ha replicato l’ex presidente russo. Parole che rendono difficile ipotizzare che possa aprire uno spiraglio di dialogo con questa leadership russa: nel dopoguerra, ha tagliato corto Borrell, “probabilmente avremo bisogno di nuovi leader in Russia, che magari aiutino la riconciliazione”.