UNHCR e università italiane insieme per l’inclusione degli studenti rifugiati

Alidad, a 25-year-old refugee from Afghanistan, studies in the library at the University of Bolzano, the northern Italian city where he lives with his adoptive family. ; Afghan refugee Alidad Shiri was 10 when he set off alone on a four-year odyssey to Europe. Now aged 25, he is about to graduate with a degree in philosophy from the University of Trento. Born in Ghazni, his father was killed when he was nine. The following year, his mother, grandmother and baby sister died in a bombing. Alidad fled to Pakistan, then Iran before smuggling into Turkey and Greece – a process that took years. Alidad eventually arrived in the Greek city of Patras, aged 14, found a job picking tomatoes, worked 12 hours a day and lived in an apartment with 25 refugees before finally tying himself to the axle of a truck bound for Italy. Four years after leaving Afghanistan, he reached an Italian reception facility, enrolled in school and learned Italian. At 18, Gerhard Duregger, the facility’s director, and his wife, Sabine Gamper, took him into their home. With support from teacher Gina Abbate, he wrote a book about his experiences and now plans to be a journalist.

Sono 43 gli atenei italiani che hanno aderito al Manifesto dell’Università Inclusiva, lanciato dall’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, un anno fa per favorire l’accesso dei rifugiati all’istruzione superiore e promuovere l’integrazione sociale e la partecipazione attiva alla vita accademica in Italia.

 

Porterranno la loro testimonianza oggi in occasione dell’evento digitale “L’impegno delle Università per i rifugiati. Un anno dopo il lancio del Manifesto per l’Università Inclusiva”, un’occasione di confronto e di approfondimento sulle attività a favore degli studenti rifugiati in Italia e di condivisione di buone prassi realizzate localmente.

Durante il convegno si parlerà anche del progetto University Corridors for Refugees – UNICORE, sviluppato da UNHCR in collaborazione con atenei, società civile e istituzioni attraverso il quale 26 rifugiati residenti in Etiopia hanno potuto accedere a borse di studio per frequentare master di II livello in 11 atenei Italiani negli ultimi due anni.

 

Tra i relatori ci sono Yacoub Kibeida, Presidente dell’Associazione Mosaico che dal 2016 porta avanti progetti di sostegno a studenti rifugiati a Torino, e Bereket Gebremichael Kidanemariam, studente arrivato in Italia tramite i corridoi universitari per frequentare un master di Secondo livello alla LUISS di Roma.

 

“L’istruzione superiore è uno strumento fondamentale per ricostruirsi una vita e diventare soggetti attivi nella società di accoglienza”, ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresenante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “Siamo davvero felici di poter continuare questo percorso insieme alle università per poter ridare forza ai sogni dei rifugiati interrotti dalla violenza e dalla guerra”.

 

Scuola e università offrono una importante opportunità per i giovani rifugiati, rappresentando un passaggio fondamentale nel loro percorso di realizzazione personale e professionale e di inclusione sociale. Soltanto il 3% dei rifugiati, secondo le stime dell’UNHCR, ha accesso all’istruzione superiore a fronte di una media pari al 37% a livello globale.

 

Entro il 2030 l’UNHCR si pone l’obiettivo di raggiungere un tasso di iscrizione del 15% a programmi di istruzione superiore per i rifugiati in paesi d’accoglienza e paesi terzi anche attraverso l’ampliamento di vie di accesso sicure come UNICORE, che tengano in considerazione i bisogni specifici e le legittime aspirazioni dei rifugiati di costruire il loro futuro in dignità.

 

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