Vinciullo – La Lukoil-ISAB di Priolo deve essere nazionalizzata e gli impianti devono diventare italiani

Siracusa, 18 settembre 2022: Il sistema energetico nazionale deve essere, necessariamente, messo in sicurezza e di conseguenza il Governo Italiano deve assumere, direttamente, il controllo di tutti gli impianti gestiti dal gruppo Lukoil in Sicilia. Lo dichiara Vincenzo Vinciullo.
La Lukoil, essendo la più grande raffineria d’Italia, garantisce circa il 20% del petrolio raffinato nel nostro Paese e di conseguenza così come è successo in Germania occorre necessariamente attivarsi per nazionalizzare il colosso petrolifero.
La Lukoil, secondo dati forniti da Unem, che è l’associazione che rappresenta le principali aziende operanti nel settore petrolifero, tra cui la stessa Isab-Lukoil, è la più grande raffineria italiana in termini di capacità produttiva e rappresenta quasi un quarto (circa il 22%) della capacità di raffinazione complessiva del Paese. Vale il 62% del PIL della Provincia di Siracusa e da occupazione a circa 3000 persone tra lavoratori diretti ed indiretti, inoltre le navi che riforniscono l’impianto costituiscono una parte importante dell’intero traffico petrolifero marittimo in Italia. Il complesso occupa un’area di circa 3 milioni di metri quadri, dispone di oltre 300 serbatoi con un volume complessivo di 4 milioni di metri cubi per lo stoccaggio di greggio e di raffinati e gestisce 3 pontili (2 nel porto di Augusta e 1 nella rada di Santa Panagia a Siracusa) di carico/scarico delle navi petroliere.
La capacità di raffinazione è di 20 milioni di tonnellate annue (12mln a Sud e 8mln a Nord). A dicembre, come è noto, non potrà più essere importato petrolio Russo e di conseguenza nel caso in cui gli impianti rimanessero nelle mani dell’attuale proprietà, la società sarebbe costretta a chiudere e a mettere in Cassa Integrazione tutti i propri dipendenti e soprattutto avrebbe un effetto domino anche sulle altre società operanti nel settore, con il rischio che oltre 10.000 lavoratori potrebbero perdere il posto di lavoro di qui a qualche mese, con oltre 10.000 famiglie che rimarrebbero senza reddito e con oltre 30.000 persone che si troverebbero senza entrate. Di conseguenza, così come è successo in Germania, occorre necessariamente ed immediatamente attivarsi per prendere dei provvedimenti per evitare questa catastrofe sulla nostra Terra e l’unica strada percorribile è quella di nazionalizzare il colosso petrolifero. Non possiamo aspettare, prosegue Vincenzo Vinciullo, il risultato delle nuove elezioni per il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica e non possiamo aspettare la formazione del nuovo Governo Nazionale!
L’autorevolezza dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, è una garanzia sia nei confronti dei lavoratori sia della società, quanto dei Paesi che fanno parte della comunità europea che sarebbero confortati dalle competenze e dalle capacità che tutti riconoscono a livello internazionale all’attuale Presidente dei Ministri. Non possiamo, come dicevo precedentemente, aspettare la formazione del nuovo Governo, perché lo stesso potrebbe entrare in carica già ad embargo iniziato. Non possiamo perdere ulteriore tempo in chiacchiere, ma l’esperienza della Germania deve essere la strada maestra che bisogna seguire. È chiaro che, ha concluso Vincenzo Vinciullo, l’intervento del Governo di Berlino è meno risolutivo rispetto alla nazionalizzazione dal momento che il Governo Tedesco ha previsto di porre sotto amministrazione fiduciaria le raffinerie gestite dalla società di Rosneft, ma in Provincia di Siracusa abbiamo ben tre impianti che attualmente sono gestiti da società che sono riconducibili a Stati esteri, quindi la nazionalizzazione potrebbe servire anche ad interrompere questa anomalia tutta italiana, in cui tre società su tre sono gestite da capitali esteri. La nazionalizzazione, quindi, ha un obiettivo ben preciso, quello di ricondurre sotto controllo italiano un settore strategico quale quello energetico, prevedendo comunque, fin da adesso, le risorse che devono essere accantonate per garantire il capitale, a suo tempo investito per l’acquisto della società di Priolo.

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