Yoon si scusa per la legge marziale: ‘Non si ripeterà’

Yoon Suk-yeol presidente sudcoreano ha offerto le sue scuse per la legge marziale dichiarata martedì sera e poi ritirata a causa del voto contrario del Parlamento.

“Non si ripeterà più”, ha detto Yoon in un messaggio tv alla nazione, assicurando che ‘non si sottrarrà alla responsabilità legale e politica sulla dichiarazione di legge marziale’.

Rinnovando le sue scuse “per la confusione causata”, Yoon ha aggiunto che lascerà ‘che sia il nostro partito (People Poer Party, ndr) a stabilizzare la situazione politica in futuro, incluso il mio mandato’.

“La dichiarazione di legge marziale è nata dalle mie urgenze come presidente”, ha detto Yoon in un discorso televisivo, tornando in pubblico per la prima volta dal caos innescato martedì sera. “Tuttavia, nel farlo ho causato ansia e disagio al pubblico. Mi scuso sinceramente con i cittadini che sono rimasti molto angosciati”, ha aggiunto, escludendo che la vicenda possa ripetersi.

Yoon, nel breve intervento, ha assicurato che “non si sottrarrà alla responsabilità legale e politica sulla dichiarazione di legge marziale”, ma non ha offerto le dimissioni, dicendo solo che avrebbe “affidato al partito le misure per stabilizzare la situazione politica, incluso il mio mandato”.

Il suo partito conservatore People Power Party è diviso sulla questione, con parte dei 108 deputati che hanno mantenuto la linea ufficiale di opposizione all’impeachment proposto dalle opposizioni e in votazione durante la sessione plenaria del Parlamento alle 17 locali (le 9 in Italia).

Il capo del partito Han Dong-hoon, subito dopo il suo intervento, ha detto che Yoon deve fare un passo indietro. “Il normale svolgimento dei doveri del presidente è impossibile nelle attuali circostanze e le dimissioni anticipate del presidente sono inevitabili”, ha aggiunto Han, parlando con i media.

Han non ha chiarito la preferenza tra l’impeachment o le dimissioni volontarie del presidente, anche se ieri è sembrato che potesse sostenere la messa in stato d’accusa delle opposizioni quando ha espresso i timori sull’ipotesi che Yoon potesse anche avviare una nuova azione “radicale”.

Nelle ultime ore è emerso anche lo scenario di una revisione della Costituzione per abbreviare il mandato unico presidenziale di cinque anni: Han, sul punto, ha spiegato che il partito avrebbe deliberato e discusso la migliore soluzione utile allo scopo, secondo gli osservatori, di consentire un’uscita ordinata di Yoon dalla presidenza, al contrario di una partenza traumatica con l’impeachment e lo strascico del procedimento alla Corte costituzionale, così come accaduto per l’ex presidente Park Geun-hye, travolta nel 2016 da un scandalo per corruzione.

Han, ex procuratore e un tempo stretto collaboratore di Yoon, ha anche detto che si sarebbe consultato con il premier Han Duck-soo su questioni essenziali, in particolare quelle relative ai mezzi di sostentamento delle persone, per ridurre al minimo i potenziali impatti. Il primo ministro assumerebbe il ruolo di presidente in carica qualora Yoon venisse sospeso dalle sue funzioni.

Lee Jae-myung, il leader delle opposizioni, si è detto “molto deluso” per il discorso di Yoon ed ha ribadito che i piani sull’impeachment vanno avanti. “Non c’è modo di risolvere la situazione se non con le dimissioni immediate o con un’uscita anticipata tramite impeachment”, ha detto. “Le sue osservazioni erano del tutto fuori linea
rispetto alle aspettative della gente, aumentandone il senso di tradimento e rabbia”, ha aggiunto Lee in una conferenza stampa, secondo la Yonhap.

Il blocco dell’opposizione controlla 192 sui 300 seggi del Parlamento: per il via libera alla mozione deve pescare 8 voti dissidenti tra i 108 del People Power Party per raggiungere il quorum a quota 200. Se approvata, la mozione sospenderebbe Yoon e affiderebbe l’esame della vicenda alla Corte costituzionale che avrebbe sei mesi per decidere sulla fondatezza delle accuse.

La polizia, nel frattempo, ha iniziato a indagare su Yoon e su altri funzionari per insurrezione. Venerdì sera, almeno 15.000 manifestanti hanno sfidato il freddo per radunarsi nel distretto di Yeouido a Seul, dove si trova il Parlamento, per chiedere a gran voce le dimissioni. Alcuni hanno speso addirittura tutta la notte a dispetto delle temperature gelide, mentre i parlamentari dell’opposizione sono rimasti nell’edificio parlamentare sui timori di un colpo di coda di Yoon. Un sondaggio diffuso venerdì ha stimato il sostegno popolare al presidente al minimo storico del 13%.

In migliaia alle manifestazioni di Seul contro il presidente Yoon

A poco più di un’ora dal voto del Parlamento sulla mozione di impeachment del presidente Yoon Suk-yeol, una marea di persone continua a riversarsi nel parco Yeouido per un’imponente manifestazione, organizzata per richiedere a gran voce le dimissioni della massima carica istituzionale della Corea del Sud. Troppo grave la legge marziale dichiarata martedì sera da Yoon e ritirata sei ore dopo per la sua bocciatura decisa dal Parlamento.

Nella realtà sono due i sit-in di protesta, uno vicino all’altro tra gruppi civici e sindacati, ciascuno con il proprio palcoscenico dove le rock band salgono e suonano canzoni di protesta e l’inno nazionale, in base alle immagini trasmesse in streaming. Le bandiere sventolano, mentre i manifestanti stringono palloncini blu e cantano insieme, in un’atmosfera invernale più da festival musicale.

La Confederazione coreana dei sindacati (Kctu), tra le più grandi organizzazioni dei lavoratori sudcoreani, ha un solido presidio, in scia con il proposito di sciopera ad oltrandza indetto fino a quando Yoon non si sarà dimesso. Anche i vari gruppi civici da tutto il Paese hanno aderito alla manifestazione, tra cui quelli di Gwangju, Daejeon e Busan. Ieri la polizia di Seul ha riferito che oggi ci sarebbe stata “un’enorme manifestazione” con decine di migliaia di persone.

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