Zeromolestie e Sinalp: crescita sociale, parita’ di genere – il sogno possibile

Palermo, 6 marzo 2023 – ZEROMOLESTIE SINALP propone asili nido, servizi pubblici e fisco agevolato alle famiglie, defiscalizzazione per le aziende che assumono madri in difficoltà, inserire come categoria protetta le donne violentate, no all’utero in affitto, riforma “Reddito di Cittadinanza” per le imprese che assumono le donne con figli.  Dopo la rivoluzione sociale del 1968 in Italia si approvò la legge n. 903 del 1970 che finalmente vietava in maniera esplicita le discriminazioni sessuali e di genere per l’accesso al lavoro, l’avanzamento di carriera e il trattamento economico delle donne. Nello stesso anno è importante ricordare anche l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori legge n. 300/70 che regolamentava finalmente i diritti di tutti i lavoratori, uomini e donne. Queste due norme sono ancora oggi lo spartiacque di una società, quella italiana, che ha deciso di dare una vera svolta nel riconoscere il diritto alla parità di genere alla donna. Purtroppo dobbiamo ammettere che ancora oggi, dopo decenni di lotte femministe, manifestazioni che esibivano cartelli con la scritta orgogliosa “donna è bello”, le donne non godono di tutta la libertà che vogliono. Il mondo del lavoro purtroppo non riesce ad allinearsi alle normative sulla parità di genere che nel tempo sono state approvate. Non si riesce a programmare l’estensione dell’apertura di asili nido nelle scuole nei mesi estivi, o a cancellare le differenze di salario fra donne e uomini nel privato, a parità di competenze e mansioni. Il Servizio Sanitario Nazionale a una donna in gravidanza dà la possibilità di fare l’ecografia gratuitamente me se la donna è sola e senza alcun sostentamento economico la costringe di fatto ad abortire perchè non riceve alcun servizio specializzato per aiutarla, anche sotto l’aspetto psicologico, a mantenere la gravidanza dando un futuro al nascituro ed alla nuova madre.  Niente viene fatto per arginare la sempre più invadente pornografia, ma ci strappiamo i capelli per imporre lo stravolgimento della lingua italiana, come se il raggiungimento della parità di genere si ottiene semplicemente declinando al femminile alcuni termini che nella nostra lingua hanno solo il corrispettivo maschile. L’aver raggiunto, almeno sotto l’aspetto normativo, la parità di genere non è un traguardo acquisito e consolidato, perchè vi sono e vi saranno sempre tensioni e ideologie che con scuse di vario genere più o meno plausibili rischiano di ottenere una regressione dei traguardi sociali raggiunti. Altra deriva sociale che si stà affermando in questi ultimi anni, e vede la donna soccombere, è il diritto a “possedere” un figlio.  In determinati ambienti, ci si spinge fino a ritenere “normale” e moralmente “giusto” poter affittare l’utero di una donna; donna che si presta a questa barbarie solamente perchè povera, disperata e senza una prospettiva per il suo futuro. L’aberrante sfruttamento di una donna per soddisfare l’ego di alcune parti di società che impongono il “possesso” di un figlio come un diritto dovuto, trasformando il neonato in un oggetto da acquistare, scegliendone magari le caratteristiche fisiche, farà regredire di secoli le Nazioni che si presteranno a questa pratica.  Ricordiamoci sempre che Hitler, il regime nazista, pretendeva, con accoppiamenti mirati e scientificamente organizzati, di dare vita al “miglioramento” della specie umana. Queste tendenze “sociali” volute da più parti, rischiano di evolversi a esclusivo danno della donna, trasformandola in oggetto buono solo alla riproduzione mirata, facendola regredire di centinaia d’anni.  Aspetto negativo che sta montando sempre di più nella società italiana a scapito delle donne che se dovesse passare questo principio ritornerebbero ad essere oggetto e non persone con pari dignità. Molte femministe si sono accorte della deriva di questo atteggiamento sociale, e molte donne, anche di sinistra, specie fuori del nostro paese, combattono questa nuova forma di sfruttamento del corpo femminile. L’Italia pur possedendo una notevole raccolta di norme che giuridicamente sanciscono da tempo nel mondo del lavoro l’assoluta parità di genere tra uomo e donna, nella realtà purtroppo ancora oggi una donna che decide di avere un figlio nel 48% dei casi è costretta a doversi dimettere o nel 58% dei casi a rinunciare alla carriera, passando da un contratto a tempo pieno ad uno part time, mettendo la parola fine alla sua crescita professionale.  Questa indubbia condizione fa si, tra l’altro che sempre più spesso le donne decidono di non avere figli per poter lavorare alla pari con gli uomini. La conseguenza di questa evidente condizione è che negli ultimi 10 anni l’italia subisce una fortissima denatalità che causerà nel tempo una crisi sociale irreparabile. Ancora oggi quando la donna affronta un colloquio di lavoro, tra le varie domande che gli vengono rivolte, quasi sempre si sente chiedere se è fidanzata, se ha intenzione di sposarsi, se vorrà avere dei figli.  Per combattere questa evidente crisi sociale che vede come protagonista in negativo la donna, Il Segretario Regionale del SINALP Dr. Andrea Monteleone assieme alla coordinatrice della Rete antiviolenza ZEROMOLESTIE SINALP Natascia Pisana, da tempo chiedono che vengano incrementati i servizi pubblici alle famiglie e la cura dei figli nei primi anni di vita, con il rafforzamento di asili nido pubblici gratuiti o quantomeno a costi accessibili. Chiediamo di rivedere il sistema fiscale per migliorare gli incentivi finanziari all’inserimento lavorativo dei coniugi in difficoltà economica. Vogliamo che vengano introdotti sgravi contributivi in favore dei datori di lavoro del settore privato che sottoscrivano l’introduzione di misure di facilitazione per poter coniugare al meglio vita professionale e vita privata delle donne madri. Chiediamo da tempo alla Regione Siciliana una legge che inserisca le donne che hanno subito violenza, sia domestica che in ambienti di lavoro, nell’elenco delle categorie protette per poter accedere al mondo del lavoro per affrancarsi dal violentatore e poter tornare a vivere. Chiediamo che, nel riformare i criteri assuntivi del “Reddito di Cittadinanza”, questo sussidio venga versato direttamente alle imprese che assumeranno donne con figli, e donne violentate.

La Direzione Sinalp Sicilia

Dr. Franco Lipari

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